Il 28 settembre scorso 5mila persone hanno partecipato a Verona alla manifestazione regionale per il diritto alla salute, promossa dal Comitato veneto della Via Maestra-Insieme per la Costituzione, composto da Cgil, Anpi, Libera, Legambiente, Arci, Acli, Rete studenti medi, Proteo, Auser, Federconsumatori, Sunia e Comitato Veneto per la Salute Pubblica.
Una grande manifestazione, a cui hanno partecipato tante associazioni, comitati, rappresentanze politiche e singoli cittadine e cittadini, per rivendicare la piena attuazione della Costituzione, a partire dall’articolo 32, per chiedere un radicale cambiamento di rotta nelle politiche sociosanitarie in Italia e nel Veneto, per il rafforzamento del sistema sociosanitario pubblico e universale.
Da anni è in atto invece un progressivo indebolimento dei servizi sociosanitari e delle misure di protezione sociale: siamo oramai in presenza di un grave rischio per la tenuta stessa del sistema pubblico. La riduzione e la chiusura di molti servizi e strutture, i tempi lunghi d’attesa per visite specialistiche, accertamenti diagnostici e interventi chirurgici, la carenza cronica e crescente di operatori e operatrici sanitari e sociosanitari mettono a rischio l’erogazione dei Lea e dei Leps, l’accesso alle cure e all’assistenza, peggiorano la qualità di servizi e prestazioni, costringono le persone a rivolgersi al privato, sostenendo costi elevati, o a rinunciare alla prevenzione e alle cure.
Dai tanti striscioni, cartelli e slogan del corteo e dagli interventi conclusivi è emerso con forza che la salute non può essere ridotta a merce o compromessa da politiche di austerità e tagli alla spesa pubblica. L’assistenza e le cure sociosanitarie non possono essere privatizzate e rese accessibili solo a chi può permetterselo. Né la soluzione può essere l’autonomia differenziata, che produrrebbe ulteriori diseguaglianze e disomogeneità tra regione e regione e all’interno di ogni singola regione.
E’ necessario invece un forte investimento economico per garantire un incremento strutturale del Fondo sanitario nazionale e un finanziamento adeguato del Fondo nazionale per la non autosufficienza e dei diversi Fondi per gli interventi sociali e il sostegno al reddito, per un Piano straordinario di assunzioni, formazione e specializzazione di nuovi operatori sanitari e sociosanitari nel sistema pubblico, per rinnovi contrattuali e miglioramenti retributivi e organizzativi che arrestino la fuga dei dipendenti pubblici verso il privato o verso l’estero.
La manifestazione ha rilanciato le tante richieste che questo diffuso movimento sta sollecitando da anni alla giunta regionale. Infatti, al di là della narrazione di un Veneto virtuoso ed efficiente, stiamo assistendo a un forte arretramento nell’integrazione sociosanitaria, nella continuità assistenziale e nella diffusione e prossimità di strutture e servizi, a un progressivo peggioramento nell’accesso e nella qualità dell’assistenza e delle prestazioni.
Solo per fare qualche esempio, in Veneto i posti letto ospedalieri sono 3,6 ogni mille abitanti, ben sotto la media nazionale; la media di assistenza domiciliare integrata è di appena 3 ore annue per paziente in carico; la spesa per la salute mentale è tra le più basse in Italia; i consultori familiari sono 0,4 rispetto allo standard di 1 ogni 20mila abitanti; mancano circa 3.500 medici ospedalieri, 450 medici di base, 6mila infermieri; il 70% di chi contatta i Cup viene messo in lista d’attesa o di galleggiamento. Secondo dati Istat, il Veneto è tra le prime regioni per spesa sanitaria privata e il 6,4% dei veneti ha rinunciato alle cure.
Alla Regione chiediamo di fare presto e meglio la sua parte, di arrestare il processo di progressiva privatizzazione, di dare piena e tempestiva attuazione agli interventi previsti dal Pnrr e dal Dm 77 per il potenziamento dei presidi ospedalieri, di emergenza-urgenza, delle strutture e dei servizi territoriali, garantendo le necessarie risorse e dotazioni organiche e professionali per farli funzionare stabilmente.
Chiediamo di garantire ovunque il presidio della medicina di base e il suo stretto collegamento con tutte le strutture della filiera di assistenza territoriale, di cui i Distretti sociosanitari e gli Ambiti Territoriali Sociali devono essere il fulcro; di potenziare il sistema della residenzialità, della semi residenzialità e dei Centri Diurni, garantendo la qualità dei servizi, la disponibilità di posti e la sostenibilità economica delle rette; di abbattere le lunghe liste d’attesa con interventi strutturali; di rafforzare la prevenzione, la salute e la sicurezza nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, a fronte di un livello intollerabile di infortuni, morti e malattie professionali e del diffuso inquinamento dell’aria, delle falde acquifere e del suolo.
Sono queste le principali rivendicazioni di chi ha aderito e partecipato alla manifestazione di Verona, dettagliate in un documento-piattaforma “Per il Veneto in Salute”, riferimento per il confronto con la Regione, che la Cgil continua a sollecitare, e per la continuità della mobilitazione.