La sinistra sindacale in mare aperto - di Paolo Righetti

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Il 27 novembre scorso nel coordinamento regionale di Lavoro Società del Veneto si è sviluppata una discussione collettiva sull’evoluzione della sinistra sindacale, in rapporto al percorso avviato con il documento nazionale del 25 giugno e agli orientamenti emersi nel coordinamento nazionale del 12 novembre. La maggior parte delle compagne e dei compagni intervenuti ha condiviso l’importanza di dare continuità a una presenza collettiva e organizzata di sinistra sindacale in Cgil in forma nuova e aperta.

Questo per non disperdere il patrimonio di analisi, proposta e contributo alla maturazione e alla definizione delle priorità strategiche della Cgil che ha caratterizzato l’esperienza ormai pluriennale della sinistra sindacale, al di là dei diversi posizionamenti congressuali: il giudizio nettamente negativo sulle politiche neo liberiste e sull’attuale modello di sviluppo; la centralità più che mai attuale del conflitto capitale-lavoro; il ruolo essenziale del pubblico nella regolazione, nella programmazione e nel sostegno finanziario dei processi di innovazione e sostenibilità delle politiche industriali, infrastrutturali e di welfare; il passaggio dalla teoria delle pari opportunità a quella dei diritti universali nel lavoro e nel sociale; e la necessità di una piena autonomia della Cgil, per richiamare solo alcune delle nostre principali sollecitazioni.

Un ruolo di richiamo di tutti i livelli dell’organizzazione ad una pratica concreta e coerente delle scelte politiche-organizzative assunte all’ultimo Congresso in rapporto agli obiettivi di carattere generale, alla gestione dell’azione contrattuale, e all’adeguamento dei nostri assetti organizzativi. Sono ancora presenti, infatti, significative resistenze su alcuni dei principali obiettivi definiti nel documento congressuale, come ad esempio il ruolo pubblico nei processi economici e nella gestione degli asset strategici del paese, e la prevalenza della sostenibilità sociale e ambientale nella gestione ed evoluzione dei processi produttivi e del loro rapporto con la tutela della salute e del territorio. Permangono ritardi e contraddizioni nel declinare l’inclusività e la rappresentanza generale del mondo del lavoro nella nostra azione contrattuale, categoriale e territoriale. È ancora lento e complicato il percorso per una maggiore confederalità e sinergia tra e nelle nostre diverse strutture, per un rafforzamento del nostro insediamento e della nostra vertenzialità nei territori e nei luoghi di lavoro.

Per continuare a svolgere una costruttiva funzione di stimolo e proposta, che abbiamo esercitato anche recentemente nel percorso di elaborazione del documento congressuale e con le nostre valutazioni sulla gestione dell’Ilva, sull’autonomia differenziata, sulle caratteristiche del sindacato unitario. Una funzione ancora ancorata a un’analisi marxista dei processi economici e sociali e delle distorsioni e delle diseguaglianze che caratterizzano il sistema capitalistico.

Per sostenere il valore del pluralismo e del confronto programmatico come elementi necessari per la qualità dei contenuti e del carattere democratico di una grande organizzazione come la Cgil, al di là di noi e dell’attualità. Un valore che deve essere garantito da regole precise e modalità esigibili e deve svilupparsi in termini generali e confederali, evitando di scivolare nella dialettica tra strutture o peggio ancora tra cordate di potere.

Sono queste le principali motivazioni emerse a supporto di un’esigenza di continuità di una sinistra sindacale disponibile a “navigare in mare aperto”, aperta all’interlocuzione con tutti coloro che si sentono vicini a queste priorità, aperta a nuovi approfondimenti e avanzamenti nella valutazione dei processi e delle complessità, e come sempre con la finalità di un contributo costruttivo ai percorsi di analisi, confronto e definizione delle proposte e degli obiettivi di tutta la Cgil.

Dalla discussione è emersa diffusamente anche la difficoltà di far percepire e riconoscere queste motivazioni, di trasmettere queste identità e queste caratterizzazioni a tutta l’organizzazione, e in particolare alla generazione più giovane dei gruppi dirigenti, dei delegati, delle Rsu della Cgil. Una difficoltà che, ampliando l’orizzonte, riguarda più in generale la necessità e la capacità ancora più importante di trasmettere alle nuove generazioni, all’insieme del mondo del lavoro, ai nuovi dirigenti, funzionari e delegati dell’organizzazione la storia, i valori e le finalità strategiche della Cgil.

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