Edilizia: diritti e progetti per uscire dalla crisi - di Rexhep Paja

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Ci troviamo in una situazione molto complicata per il settore delle costruzioni, prima la crisi economica finanziaria e ora la crisi pandemica globale, con effetti disastrosi. Ciò nonostante, in un panorama tutt’altro che favorevole per la nostra economia, dal settore dell’edilizia arrivano segnali timidi ma incoraggianti. Magari c’è stato un effetto rimbalzo rispetto ai mesi più duri del lockdown, questi dati comunque fanno ben sperare.

Nella prima crisi economica finanziaria anche nella nostra provincia - tra l’altro Livorno e Piombino furono riconosciuti ufficialmente dal ministero dello Sviluppo economico “Area di crisi complessa” - si perse circa la metà dei lavoratori impiegati nel settore edile, dati certificati dall’ente bilaterale. Nel periodo di crisi pandemica c’è stato quasi il blocco totale nel periodo del lockdown, che ha fermato quasi tutto il settore, come tanti altri non particolarmente essenziale.

Questa volta però, grazie alla contrattazione del sindacato e i vari accordi - vedi protocollo sulla sicurezza, ammortizzatori sociali e blocco dei licenziamenti - siamo riusciti almeno a contenere le conseguenze disastrose che la pandemia, senza tali interventi, avrebbe avuto sui lavoratori e l’intero mondo del lavoro. Abbiamo notato che i contratti a scadenza, per esempio, non sono stati rinnovati, forse per l’incertezza generale. E, avendo fatto cassa integrazione, varie prestazioni dell’ente bilaterale di settore (Cassa Edile) non potranno essere richieste, per mancanza di ore lavorate.

Nel 2018 riuscimmo a rinnovare il Ccnl dell’edilizia con molta fatica ma con dei risultati importanti per gli edili. Ciò che non siamo riusciti a rinnovare, per i motivi legati alla crisi economica, è il contratto integrativo provinciale che risale al 2012. Quando il lavoro scarseggia il potere contrattuale comincia a vacillare, ma penso che dobbiamo fare i conti con la rappresentatività, perché ora siamo alla seconda scadenza e ancora non sono iniziate le trattative con Ance e Confindustria.

Ma ciò che preoccupa sempre di più sono le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, in cui i lavoratori si trovano spesso a dover scegliere se accettare di barattare la sicurezza con il posto di lavoro! Troppo spesso muoiono operai nei cantieri edili, tragedia che purtroppo non fa neanche più notizia: ma non esiste la fatalità.

Noi della Fillea Cgil abbiamo da sempre praticato il sindacato di strada, i nostri iscritti, i lavoratori, li andiamo a trovare direttamente sul luogo di lavoro, in cantiere. E constatiamo direttamente il dumping contrattuale in edilizia: troviamo lavoratori edili con il contratto dei metalmeccanici o multiservizi, quando non al nero o in finto part-time, ecc. Abbiamo più volte denunciato, ma se neanche gli enti preposti sono nelle condizioni di intervenire diventa complicato. C’è bisogno di formazione e di controlli più capillari.

Nei giorni scorsi si è concluso il processo “cemento nero” con la condanna dei caporali, inchiesta partita due anni fa dalla denuncia della Fillea Cgil di Firenze. I “caporali” offrivano manodopera edile ai cantieri del territorio di Firenze e Prato. Non è un fenomeno isolato, per questo continueremo a impegnarci tenacemente in difesa dei lavoratori, e per impedire qualsiasi forma di sfruttamento nei nostri cantieri. Nel settore dell’edilizia stimiamo almeno 250mila lavoratori sottoposti a forme di sfruttamento e caporalato.

Per queste ragioni chiediamo al governo di varare il decreto previsto dalla legge 120/2020 Durc di Congruità (documento unico regolarità contributiva e incidenza della manodopera allo specifico intervento), fondamentale per il lavoro regolare, e utile anche a quelle aziende sane che rispettano il contratto nazionale. Invece dagli ultimi governi abbiamo avuto solo deregulation in materia, come le “attenuazioni” a Codice Appalti e Durc, o il cosiddetto “modello Genova”.

Dobbiamo ripartire dal lavoro. Il Paese ha bisogno di politiche industriali, infrastrutturali, di essere messo in sicurezza - dai ponti che crollano, dai tetti delle scuole che vengano giù in testa ai nostri figli, dal rischio sismico, alla rigenerazione urbana, ecc. E quello edile è stato da sempre uno dei principali settori trainanti dell’economia del nostro Paese, generando la maggiore attività economica indotta.

Questo è un momento cruciale per fare tutto ciò e non solo, presentando in tempo, da parte del governo, progetti validi per accedere ai fondi che l’Unione europea sta stanziando per affrontare la crisi che stiamo attraversando. Credo che dobbiamo e possiamo uscire da questa ennesima crisi come un Paese più coeso, cogliendo le opportunità che la crisi stessa ci offre.

©2024 Sinistra Sindacale Cgil. Tutti i diritti riservati. Realizzazione: mirko bozzato

Search