Amazon: Red Friday. Sui diritti non si fanno sconti - di Francesco Elia

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Il 27 novembre scorso si è svolta la “Giornata di azione globale”, mobilitazione a sostegno dei lavoratori di Amazon che si svolge contemporaneamente in tutto il mondo durante il Black Friday. È un’iniziativa promossa da Uni Global Union, una federazione sindacale internazionale di cui anche alcune categorie della Cgil fanno parte.

La Cgil ha voluto trasformare questa così importante data per Amazon da nera a rossa, colore che rappresenta la solidarietà e il progresso per il mondo del lavoro, promuovendo il Red Friday. Amazon è un’azienda in forte crescita in tutto il mondo e il suo fondatore è tra gli uomini più ricchi della Terra. Anche nel nostro paese la presenza di Amazon è molto strutturata, occupa 18mila lavoratori fra diretti e indiretti, ha 35 sedi e applica tre contratti collettivi diversi. Lo scopo del Red Friday è proprio quello di raccontare il lato oscuro della condizione lavorativa nel colosso statunitense. Dove la Cgil si è sindacalmente affermata, lo ha fatto grazie alla lotta e al coraggio delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché dei loro rappresentanti.

Ad esempio in una filiale italiana si è dovuto, negli scorsi mesi, fare undici giorni di sciopero per vedere rispettato il protocollo sicurezza Covid, a fronte del fatto che l’azienda è stata inserita tra quelle essenziali e quindi non soggetta a chiusura. Inoltre molto spesso Amazon, al fine di rendere più appetibile il proprio investimento, decide di aprire sedi in zone caratterizzate da scarso sviluppo e arretratezza economica. In queste realtà la possibilità di intervento diventa molto difficile, sia per gli enti di controllo pubblico che per le organizzazioni sindacali.

Durante la pandemia Amazon, che non ha mai conosciuto soste nella sua attività, ha visto i propri ricavi aumentare a dismisura, ma questo senza un corrispondente aumento proporzionale delle tasse pagate e tantomeno dei salari. Le attività produttive medio piccole, sia tradizionali che dell’e-commerce, sono state travolte e schiacciate da questa posizione di privilegio.

Solo un’alleanza globale che tenga insieme diverse realtà, dalle organizzazioni sindacali classiche alle organizzazioni della società civile, ambientalisti e semplici cittadini consumatori, può creare un fronte comune che abbia sufficiente capacità di opporsi a giganti economici come Amazon. A fronte di un’immagine patinata, come viene raccontata nei suoi spot, in Amazon i lavoratori sono costretti a confrontarsi quotidianamente con problematiche relative a salute e sicurezza, diritti sindacali messi in discussione, ritmi di lavoro usuranti, utilizzo invadente di sistemi di controllo e diffusa precarietà.

Tutte queste problematiche sono vissute quotidianamente da chi lavora in una delle sedi del colosso statunitense ma, sicuramente, ancora più gravosa è la condizione dei lavoratori in somministrazione, e dei cosiddetti driver che quotidianamente ne affollano i siti produttivi. Anche in Amazon, così come in tante altre realtà produttive del nostro paese, i somministrati sono costretti a svolgere turni massacranti in condizioni e con ritmi di lavoro ancora più usuranti, senza neanche uno straccio di garanzia circa la continuità occupazionale. Sono costretti ad accettare contratti a tempo determinato di brevissima durata, anche giornaliera, a volte dal lunedì al venerdì di ogni settimana, part time o in monte ore garantito, e questo al solo fine del cinico risparmio aziendale.

Durante il Black Friday, che avrà visto sicuramente un picco di vendite per l’azienda, la condizione di questi lavoratori è stata ulteriormente aggravata dai ritmi incalzanti e dai carichi di lavoro sempre più gravosi. Tutto ciò con la quasi sicurezza che al termine del periodo contrattuale non vedranno rinnovarsi i loro contratti.

Riguardo la condizione dei driver, paradigmatico è il fatto che nessuno di questi è assunto direttamente dall’azienda, e il più delle volte opera con forme di lavoro autonomo assolutamente fittizie. Proprio per questi motivi, venerdì 27 novembre Nidil Cgil Milano si è recata presso una delle sedi milanesi di Amazon, per cercare di far sentire questi lavoratori meno soli e renderli consapevoli che la Cgil è al loro fianco, pronta a sostenere azioni di lotta finalizzate a tutelarli maggiormente. Sui diritti non si fanno sconti!

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