In memoria di Gianni Paoletti - di Ugo Boghetta e Stefano Maruca

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Lo scorso 20 agosto ci ha purtroppo lasciati il compagno Gianni Paoletti. Vogliamo qui brevemente ricordarlo e condividere con la sua famiglia il cordoglio e il dolore per la sua scomparsa.

Nella Cgil Paoletti ha ricoperto ruoli da delegato all’Inps a dirigente della Fp a Bologna e al regionale Emilia Romagna, fino alla sua ultima esperienza nel sindacato pensionati. Molti di noi hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, e di condividere con lui tanti anni di lotta politica e di iniziativa sindacale, come delegato e come dirigente sindacale. Gianni era innanzitutto una bella persona e pure chi divergeva anche profondamente con le sue posizioni politiche ne riconosceva le qualità umane e ne apprezzava l’intelligenza politica, l’onestà intellettuale e la disponibilità al confronto.

Gianni era al contempo estremista e pragmatico. Estremista per il rigore e la coerenza con cui sosteneva e portava avanti le sue idee, impegnandosi a fondo e senza riserve anche nelle battaglie più difficili, senza temere di andare controcorrente o di finire in minoranza. Pragmatico perché sempre attento a cercare soluzioni concrete ai problemi dei lavoratori, sempre guardando alle prospettive future, oltre le contingenze e le compatibilità politiche del momento.

Gianni ha iniziato la sua militanza politica in Democrazia Proletaria, di cui è stato un dirigente e per un periodo anche segretario della federazione di Bologna. L’esperienza di Democrazia Proletaria è stata un riferimento fondamentale nella formazione politica e personale di Gianni. Fin dagli anni di Dp Gianni aveva mostrato di essere dotato di un’ottima preparazione teorica e di buona cultura politica. Cosa questa non certo rara in quel periodo, ma, diversamente da molti, lui manteneva anche quel senso critico, e autocritico, che gli permetteva di non ubriacarsi in bicchieri di acqua come purtroppo capitava, e capita ancora, a una parte della sinistra.

Nel suo bagaglio culturale c’era una robusta dose di senso critico e di capacità di analisi della “situazione concreta”, come si usava dire al tempo. Gianni, dicevamo, era un compagno di ampia cultura ma di zero spocchia, rifuggiva dalle comode semplificazioni e cercava sempre di capire la complessità degli eventi politico-sociali, e ai propri interlocutori offriva sempre valutazioni e chiavi di lettura non scontati, con approcci alla realtà mai banali e lontano dai luoghi comuni anche della sinistra. Una qualità, questa, che gli veniva riconosciuta non solo da compagni e amici ma anche da controparti e avversari politici.

Fin dai tempi di Dp ha sempre rivolto al mondo del lavoro il suo ruolo e la sua attenzione principale. Gianni fu sempre responsabile per la federazione di Bologna in questo ambito, e anche per suo input la presenza di Dp in mezzo ai lavoratori era costante, quando possibile organizzando nuclei di fabbrica e, quando ciò non era possibile con una continua presenza dall’esterno. L’elenco dei luoghi in cui volantinare in possesso di Gianni era onnicomprensivo. Luoghi che i militanti ricoprivano con un impegno e dedizione alla causa oggi impensabili. I volantini che venivano distribuiti non si contano.

Gianni fu attivo e protagonista dei vari tentativi di costruire una sinistra sindacale trasversale alle sigle sindacali e nella Cgil stessa. Dentro Democrazia Proletaria al tempo si era aperto un dibattito sull’opportunità di costruire un sindacato alternativo ai sindacati confederali. Gianni fu sempre un sostenitore fermo della presenza nella Cgil e un protagonista attivo del percorso di costruzione dell’area di sinistra interna, fin dall’esperienza di Democrazia Consiliare (1984).

Negli ultimi tempi - ormai per tutti noi è anche tempo di consuntivi - si chiedeva se tutta la nostra fatica aveva e abbia avuto un senso. Se qualcosa dell’esperienza politica di Democrazia Proletaria sia rimasto tuttora. Se qualcosa sia ancora utilizzabile per il futuro.

Rifletteva anche sugli errori passati. In particolare lamentava il fatto che, a fronte di successi parziali non frequenti, la nostra reazione fosse sempre, quasi a prescindere: “è un accordo bidone”. Un esempio che Gianni considerava emblematico, a conferma di questo atteggiamento, è il caso del referendum sui punti decimali della scala mobile. La consultazione fu impedita dal governo per paura di una sonora sconfitta, con una legge che fu considerata una truffa, ma che comunque era dovuta andare incontro alle richieste dei lavoratori, esprimendo un risultato effettivo di cui tuttora si gode.

Gianni era così, cuore e cervello, rivoluzionario gentile. Ci mancheranno la sua intelligenza politica e la sua sensibilità umana.

 

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