Rappresentanza e vertenzialità nei servizi - di Federico Antonelli

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Intervento all’assemblea generale Filcams del 18-19 settembre scorsi.

La guerra in Ucraina prosegue da più di un anno perché manca la volontà di costruire le condizioni per arrivare ad una trattativa di pace. Nei primi mesi della guerra la Cgil ha avuto un ruolo centrale e propulsivo che oggi sembra smarrito. A cominciare dalla manifestazione del 7 ottobre rimettiamo la pace al centro della nostra iniziativa.

Nella sua relazione il segretario generale della Filcams ha prospettato un percorso che mi convince: un percorso di mobilitazione che affianca la vertenza generale della Confederazione alla vertenza per i rinnovi dei contratti da parte della nostra categoria.

È un passaggio che ritengo necessario, positivo e convincente, poiché l’esperienza contrattuale della nostra categoria, di questi ultimi anni di attività negoziale nazionale, dimostra che noi abbiamo bisogno di un quadro di riferimento politico e sociale completamente diverso. I nostri contratti rappresentano molto spesso settori deboli, l’avanguardia della precarietà e delle difficoltà salariali.

Voglio fare una considerazione sulla natura delle imprese, nostre controparti: noi abbiamo due problemi che si sommano. Uno è la mancanza di una cultura imprenditoriale, limitata da una mancanza di visione complessiva del mercato, delle strategie, dei programmi che diano solidità alle attività imprenditoriali. L’altra è la posizione nella catena del valore di queste imprese che, producendo servizi, si ritrovano strette tra chi quel servizio commissiona e il mercato finale in cui il valore del prodotto non è determinato dall’impresa di servizio. Questo significa subire le politiche degli altri settori, determinando una posizione del mondo dei servizi subordinata agli altri settori economici, pubblici e privati. Dobbiamo prendere atto di questa situazione nelle nostre riflessioni.

Ritornando all’analisi della contrattazione racconto la mia esperienza: nel settore delle farmacie private ci confrontiamo con una grande frammentazione. Farmacie in cui il rapporto fra dipendente e titolare della farmacia è spesso di uno a uno. Cosa possiamo rappresentare in questo contesto? Questa condizione è la normalità nella Filcams. Questo mi fa dire che o mutiamo il contesto politico, o la nostra sola capacità negoziale può passare esclusivamente attraverso il riconoscimento delle nostre controparti. Non credo sia la strada maestra per migliorare la vita delle lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo, e la qualità della nostra attività contrattuale.

Nel percorso che il segretario generale di categoria ci propone c’è anche una idea del rapporto con la confederazione che condivido: un rapporto dialettico ma stretto, in cui le politiche della categoria si specchiano in quelle della confederazione, superando le incomprensioni e quel complesso che a volte sembra limitarci. Il concetto del tifo non ci può appartenere: io sono tifoso di calcio, non sono tifoso della Filcams pur essendo la mia categoria, quella in cui milito e opero da sempre. Perché essere tifoso ci fa uscire dalla dimensione politica del confronto e costruisce divisione invece che alleanza. E nella costruzione del nostro percorso di lotta e negoziale considero centrale la discussione sugli strumenti di cui dobbiamo dotarci, anche nel confronto con la confederazione.

Il salario minimo, che proprio come alcune esperienze recenti, a cominciare dal contratto della vigilanza, dimostrano, è uno strumento indispensabile che non può essere derubricato a un “di cui” che non ci aiuta.

Serve anche l’indicizzazione dei mancati aumenti contrattuali, riprendendo la vecchia vacanza di indennità contrattuale, che renderebbe costoso per le imprese non rinnovare i contratti, con la conseguenza indiretta di porre un argine ai ritardi nella contrattazione. Così come l’indicizzazione degli aumenti contrattuali con una clausola di garanzia che salvaguardi gli aumenti contrattuali concordati dalle fluttuazioni dell’inflazione.

Va affermata la condizionalità all’applicazione dei contratti dei sindacati più rappresentativi, e al loro rinnovo, alla concessione di appalti da parte della pubblica amministrazione.

La legge sulla rappresentanza: su questo punto voglio dire una cosa. La nostra categoria ha rinunciato strategicamente alle Rsu molti anni fa. Non è una scelta di questo gruppo dirigente. Ma se oggi chiediamo a gran voce di avere una legge sulla rappresentanza dobbiamo anche essere coerenti e rimettere in discussione quella scelta, quella linea, e tornare a praticare in maniera diffusa la rappresentanza elettiva invece di quella nominata. È fondamentale nel rilancio della nostra azione sindacale e contrattuale.

Lavoriamo su questi punti, sosteniamo le iniziative confederali, mobilitiamo la categoria come ci stiamo impegnando a fare: è un programma ambizioso ma di valore che potrà costruire una fase diversa per la Cgil, la Filcams e tutte le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo.

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