“Il coraggio della pace disarma” - di Vasco Cajarelli e Andrea Montagni

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Al Teatro dell’Affratellamento di Firenze - storica sede della Società di Mutuo Soccorso, nata dapprima come Società Corale nell’allora quartiere operaio di Ricorboli nel 1876 e restata sempre un patrimonio del movimento operaio, nonostante la buia parentesi del regime fascista - si è riunita sabato 23 settembre per l’intera giornata e con oltre sette ore di interventi, tutti straordinariamente brevi (10 minuti!) e tutti ascoltati, un’assemblea che ha raccolto, con adesioni individuali, il movimento della pace, in tutte le sue componenti, politiche, associative, laiche e cattoliche.

I nomi dei partecipanti raccontano la pluralità delle voci: da Domenico Gallo a Maria Luisa Boccia, a Marco Tarquinio, a Marc Botenga, Flavio Lotti, Alex Zanotelli, Pasqualina Napolitano, Ida Dominijanni, Moni Ovadia. Presenti anche Luigi De Magistris, Fausto Bertinotti (in video), Raniero La Valle, Michele Santoro, Stefano Fassina. Tra gli intervenuti, vogliamo ricordare Alfonso Gianni, ex parlamentare e sottosegretario nel governo Prodi e Roberto Musacchio, ex eurodeputato, Luisa Morgantini, ex segretaria nazionale Fim Cisl, vicepresidente del Parlamento europeo e animatrice delle Donne in nero, che sono tra coloro i cui articoli Sinistra Sindacale ospita sovente e con grande soddisfazione. Qualche altro nome, e ce scusiamo, ci sfugge.

L’assemblea è stata introdotta da Claudio Grassi che, insieme ad altre compagne e compagni, è stato tra i promotori dell’iniziativa, proseguita il giorno successivo con la costituzione di una associazione che ha riunito una parte dei partecipanti e quanti altri vorranno aderire, poiché “pace è la prima parola. Disarma è il nostro imperativo”.

Abbiamo partecipato con altri compagni all’assemblea. Il teatro, che ha una platea di oltre 120 posti a sedere, è sempre restato gremito durante tutta la giornata, e i presenti hanno seguito con attenzione tutti gli interventi.

Il conflitto tra Russia e Usa-Nato sulla pelle del popolo ucraino è stato analizzato sotto tutti i punti di vista: dei rapporti internazionali, della economia politica, del diritto, del conflitto tra i paesi e tra le classi sociali, dal punto di vista di genere.

Negli interventi non solo la lucida denuncia della inutilità della guerra, ma anche lo sdegno per le morti inutili, le distruzioni, il silenzio della politica italiana, del mondo imprenditoriale, l’inanità delle istituzioni internazionali, la fine del sogno di un’Europa unita fattore di pace e di coesistenza tra i paesi, proprio a partire dal continente, teatro non esclusivo, ma principale di due guerre mondiali. E le conseguenze sulla economia dei paesi belligeranti, con la crescita dei profitti legati alla produzione e al commercio delle armi, all’aumento dei costi delle materie prime, ma anche dei cereali, e quelle pesantissime sulle economie dei paesi coinvolti direttamente, ma anche indirettamente come l’Italia. Il vertiginoso aumento dei prezzi che falcidiano pensioni e salari, i tagli alla spesa pubblica, la follia di rilanciare il liberismo e le sue politiche mentre una guerra è in corso…

La “pace” è stata al centro di ogni intervento.

La contrarietà manifesta del popolo italiano verso la guerra, nonostante il tentativo del governo, delle grandi centrali dell’informazione, dei partiti politici parlamentari con poche eccezioni (5Stelle e la componente di Sinistra italiana nel gruppo Alleanza Verdi Sinistra e singoli parlamentari del Pd) di fomentare bellicismo e rassegnazione, deve trovare voce e dar vita ad un movimento largo e inarrestabile.

All'iniziativa è mancata la voce – non in platea e neppure tra i promotori, ma dal palco – della Cgil.

Il 7 ottobre siamo stati a Roma a manifestare anche per la pace, con movimenti e associazioni che a Firenze erano presenti e che erano con noi alla grande manifestazione del 5 novembre scorso.

La Cgil è un punto di riferimento importante per tutto il movimento della pace. Non è l’unico, ma è importante che sia sempre presente con la propria voce e il proprio contributo, anche quando non è il promotore. Non è questione di primazia. È questione di rendere più forte ed efficace la lotta per la pace.

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