Flai, la contrattazione di secondo livello: aumento dei salari, riduzione e controllo degli orari - di Carmine Franzese

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La Flai Cgil, in quest’ultimo periodo, ha rinnovato circa trenta accordi di secondo livello. Questo ci ha permesso, come categoria, di avere una cartina di tornasole sullo stato di salute delle relazioni sindacali e delle condizioni lavorative delle lavoratrici e dei lavoratori, post Covid, nei vari gruppi aziendali e nei vari siti produttivi.

Il protagonismo delle nostre delegate e dei nostri delegati all’interno di ciascun coordinamento ha riportato la contrattazione nelle mani delle lavoratrici e dei lavoratori, rendendoli costruttori del loro futuro e determinando la vera democrazia nei luoghi di lavoro.

In questo viaggio attraverso gruppi aziendali differenti, quello che è emerso come comune denominatore è stata la richiesta, da un lato, di avere una risposta salariale che oltre alla ridistribuzione della ricchezza prodotta attenuasse il mordere dell’inflazione e la perdita di potere di acquisto dei salari; dall’altro, avere condizioni lavorative migliori per conciliare tempi di vita e di lavoro.

Oggi la cosa più preziosa è diventata “essere padroni del proprio tempo”. Lo chiedono sempre più i genitori, in modo particolare le lavoratrici madri, per poter seguire i propri figli, dall’inserimento all’asilo ad una visita medica. Lo chiedono le giovani e i giovani per avere la possibilità di avere una vita di relazioni sociali che non li isoli in una bolla temporale, e che magari permetta loro di continuare ad aumentare le proprie competenze. Lo chiedono lavoratrici e lavoratori che, rispetto ad una società che invecchia, sono chiamati a svolgere compiti di cure intergenerazionali.

 

Queste sono le nuove sfide a cui siamo chiamati a dare risposte, e in massima parte in tutti i rinnovi degli integrativi si è andati in questa direzione. Ma guai ad essere soddisfatti, dobbiamo puntare, come abbiamo proposto nella piattaforma del rinnovo del Ccnl industria alimentare, ad una riduzione strutturale dell’orario di lavoro. E bisogna, partendo dai luoghi di lavoro, costruire un fronte comune che permetta di liberare i lavoratori dalla catena di montaggio e dalla alienazione da turni.

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