Pietà l’è morta! - di Luisa Morgantini

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Pietà l’è morta! Sono ossessionata da questa frase in questi giorni di dolore, rabbia, indignazione. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu continua a non essere in grado di chiedere almeno il cessate il fuoco. Veto da parte degli Usa e di Israele, con qualche isoletta del Pacifico. La maggioranza dei governi europei, compreso il nostro, si astiene, mentre 120 paesi dell’altra parte del mondo (con qualche lodevole eccezione europea) votano a favore.

L’ Onu è stata via via spodestata a partire dalla prima Guerra del Golfo, 1991, e da tutte le guerre successive, che hanno destabilizzato il Medio Oriente, provocato centinaia di migliaia di vittime, ristabilito il potere dei Taliban in Afghanistan, e stabilito ulteriori basi militari Usa. Mi fermo qui. Ed anche noi da quel momento abbiamo visto la ferita delle nostre democrazie.

Riusciremo a far svolgere all’Onu il compito affidatogli dopo la seconda guerra mondiale? Dovremo rilanciare la campagna per l’eliminazione del veto, imposto dai paesi vincitori!

Quando il Segretario generale dell’Onu, Guterrez, parla da Rafah di fronte ai camion di beni di prima necessità per Gaza, bloccati per i bombardamenti israeliani, viene deriso da giornalisti e opinionisti, che mostrano solo la loro ignoranza dei fatti e i loro pregiudizi. Perché afferma la verità: “È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione, hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza; la loro economia soffocata; la loro gente sfollata e le loro case demolite. Le speranze di una soluzione politica alla loro situazione sono svanite. Ma le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

L’ambasciatore israeliano all’Onu tuona chiedendo le dimissioni di Guterrez. Non è la prima volta, in altri interventi ha stracciato le risoluzioni Onu che chiedevano il rispetto dei diritti umani e il blocco della costruzione degli insediamenti coloniali.

Ma Israele è impunita e sa che lo sarà ancora utilizzando il ricatto dell’antisemitismo e dell’Olocausto. Mentre si accinge a portare a compimento quello che Ben Gurion aveva iniziato, fermandosi: la pulizia etnica della Palestina, iniziata nel ‘48 con la cacciata di più di 750mila palestinesi, e continuata in tutti questi anni con la “deportazione silenziosa”, come l’ha chiamata BetSelem, ora affermata da ministri quali Ben Gvir e Smotrich con il beneplacito di Netanyahu.

A noi è ben chiaro che lo Stato di Israele non rappresenta tutti gli ebrei e invece uccide la cultura ebraica che tanto ha dato e dà all’umanità intera. Basti pensare agli ebrei americani di ‘Jewish voice for peace’, che hanno occupato il parlamento Usa per il cessate il fuoco subito e lo stop agli aiuti Usa ad Israele, ai giovani ebrei italiani del ‘Laboratorio antirazzista’ che chiedono la fine dell’occupazione e dell’apartheid, e soprattutto ai giovani refusnik israeliani, che vanno in carcere e si rifiutano di servire in un esercito invasore, agli attivisti che agiscono insieme ai palestinesi per difenderli dagli attacchi dei coloni, che, pur tramortiti dall’attacco di Hamas, continuano ad andare alla radice del problema: la colonizzazione, l’occupazione e l’apartheid praticata da Israele nei confronti della popolazione palestinese.

Ora l’urgenza è cessare il fuoco, portare gli aiuti umanitari, dare i visti a chi vuole uscire, impedire che i palestinesi vengano cacciati nel deserto del Sinai, liberare gli ostaggi così come richiesto dalle famiglie israeliane, con uno scambio di prigionieri (più di 10mila i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, tra cui 370 minori e 1.200 in detenzione amministrativa). Ma Netanyahu bombarda anche gli ostaggi.

Vediamo Gaza morire momento dopo momento, rasi al suolo interi quartieri, i bambini estratti dalle macerie con gli occhi sbarrati e il corpo tremante, gli ospedali senza più medicinali, i bambini e gli uomini e le donne amputati o operati senza anestesia nei cortili degli ospedali.

Anche nella Cisgiordania dal 7 ottobre i palestinesi sono chiusi nei villaggi e città senza potersi muovere, con la paura costante delle evacuazioni forzate, arresti di minori, case demolite, pogrom di coloni messianici che occupano le terre e attaccano villaggi e sparano, protetti dall’esercito. Anche in Israele non c’è sicurezza per i palestinesi. Alla Knesset è in discussione una legge che prevede, oltre il carcere, l’espulsione dal paese e la sottrazione della cittadinanza nel caso di post sui social che solidarizzano con Gaza o la Cisgiordania.

 

Il diritto internazionale è calpestato non solo da Israele, ma da tutte le istituzioni internazionali. La Corte Penale Internazionale dovrebbe agire urgentemente ed arrestare Netanyahu e i suoi generali. Ma dovrebbe anche indagare sulle responsabilità di Biden e dei leader europei, in primis von der Leyen, per complicità con Israele.

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