“Partigiane dei nostri diritti” - di Tania Benvenuti

L’assemblea nazionale delle delegate Cgil del 9 febbraio scorso a Roma.

L’assemblea nazionale delle delegate Cgil del 9 febbraio a Roma ci ha restituito un ampio spaccato della condizione lavorativa e sociale delle donne: tanti gli interventi di compagne provenienti da tutta Italia e dai vari settori del manifatturiero, del pubblico e dei servizi.

Nonostante i tanti proclami della politica, le donne nel nostro Paese continuano a subire importanti discriminazioni lavorative, a partire proprio dall’accesso al lavoro e dal salario, con un lavoro precario e discontinuo, e ad una minor crescita nella carriera professionale. Lo abbiamo visto con la crisi pandemica del 2020, quando furono le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro e in misura doppia rispetto agli uomini.

Le lavoratrici in appalto, soprattutto nelle attività legate ad una sanità in crisi per minori posti letto, rappresentano il progressivo disfacimento dell’intero Ssn.

L’assemblea delle delegate ha registrato una maggiore consapevolezza sulla necessità di prevedere un welfare non più indirizzato solo a loro stesse, ma che riguardi tutto il nucleo familiare, con un approccio diverso che non releghi la sola donna al lavoro di cura. Rendere obbligatoria la “maternità” anche all’altro genitore, eviterebbe discriminazioni sia nell’accesso al lavoro che nelle progressioni di carriera.

Molti interventi, fra cui quello della delegata del famoso marchio italiano di lingerie “La Perla”, finito nelle mani di un fondo di investimento che adesso rischia di chiudere definitivamente, hanno ben rappresentato la dignità delle donne lavoratrici. E molte compagne hanno orgogliosamente dichiarato il loro orientamento affettivo, segno di una intersezionalità di genere sempre più decisa a riaffermare le proprie prerogative anche in ambito lavorativo.

È emersa una forte richiesta di acquisire strumenti sindacali sulle questioni di genere, richiesta che Simona Marchi, responsabile nazionale formazione, ha confermato come opportunità strategica della nostra organizzazione. Lara Ghiglione, segretaria confederale con delega alle politiche di genere, ha rilanciato questo tema con l’obiettivo di inserire contenuti specifici nella contrattazione ad ogni livello.

Alcune compagne hanno ripreso il tema della pace e del genocidio che si sta compiendo in Palestina, tema sul quale in ultimo è stato approvato un ordine del giorno ma che meriterebbe una maggiore discussione.

Le grandi assenti di questa assemblea sono state le lavoratrici migranti che vivono una doppia discriminazione, in quanto appunto donne e migranti. Dobbiamo fare di più per coinvolgerle nella nostra organizzazione, farle sentire parte di una storia che è anche la loro.

La giornata internazionale della donna si avvicina e come ormai da anni si ripropone il tema della proclamazione dello sciopero. Registriamo la disponibilità di categorie nazionali e strutture territoriali propense a dichiararlo: la proclamazione di uno sciopero nazionale generale consentirebbe anche a tante compagne di partecipare alle manifestazioni nazionali e territoriali.

Il movimento femminista che si raggruppa in “Non una di meno” è riuscito a costruire attorno a sé, anche in ottica intersezionale, un movimento ampio che si batte per i diritti e contro la violenza, coinvolgendo in maniera importante le nuove generazioni. La Cgil è anche lì che deve stare, con le proprie conoscenze e competenze, con le proprie prerogative, nell’ottica della rete sociale che stiamo costruendo.

Uno dei temi al centro di molti interventi è stato quello dei femminicidi, uno stillicidio continuo che riguarda tutti gli strati sociali, nessuno escluso. Ed ha detto bene Giorgia Fattinnanzi, del Dipartimento politiche di genere, che non è con l’inasprimento delle pene che si combatte e rimuove il fenomeno, ma con la cultura e la formazione, fin dall’età scolare, e deve essere coinvolto ogni ambito della vita dei bambini: dalla scuola, allo sport, alla cultura e all’associazionismo.

Ha trovato spazio anche il tema del mobbing e dello 'straining' lavorativo: sono in aumento le denunce e si ravvisa una maggiore attenzione anche dei tribunali su queste fattispecie di reato. Ma, come ha detto bene Lara Ghiglione, esiste anche un altro tipo di violenza più sottile e subdola, che è quella che isola, marginalizza e svilisce. Sul punto Giorgia Fattinnanzi ha correttamente sottolineato che ciò che è violenza o molestia non può essere stabilito solo a priori, al di là delle evidenze, ma lo determina la reazione e lo stato emotivo che certi comportamenti provocano su chi quel comportamento lo subisce.

Le parole di Franca Sussarellu, delegata Filctem, ci invitano a non essere prigioniere del silenzio, a non essere ostaggio del pregiudizio e della paura, e ad avere fiducia nelle nostre capacità, perché nel momento in cui acquisiremo la consapevolezza della nostra forza diventeremo le partigiane dei nostri diritti. Ed è ciò di cui abbiamo sempre più bisogno.

 

 
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