Stessa azienda, stesso lavoro, stesso stipendio - di Andrea Borghesi e Andrea Lucania

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Continua la campagna di NIdiL per la parità di trattamento dei lavoratori in somministrazione. 

Con lo slogan “Stessa azienda, stesso lavoro, stesso stipendio!” è partita in primavera e continua la campagna di Nidil Cgil per la parità di trattamento nella somministrazione lavoro. Avere lo stesso trattamento retributivo e normativo rispetto al collega assunto direttamente è un diritto di ogni lavoratore somministrato, quando svolge la sua attività presso la medesima azienda utilizzatrice. A sancire questo principio è la direttiva europea 104/2008, la legge nazionale (da ultimo con il decreto legislativo 81/2015), e il Ccnl per la categoria delle Agenzie di somministrazione lavoro.

Nidil ha messo in campo questa campagna, i cui risultati (decine di migliaia di visualizzazioni tra social e sito) sono un fatto incoraggiante, per far conoscere ai lavoratori i propri diritti. Lo strumento utilizzato è quello dei fumetti animati. Nel primo spot i protagonisti sono due fratelli gemelli, i Nidilini, uguali in tutto da sempre. Stessa scuola, stesse amicizie, stesse esperienze. Anche nel mondo del lavoro entrano insieme. Ancora uguali, quindi, ma non nella forma contrattuale. Infatti uno è stato assunto direttamente dall’azienda. L’altro è nella stessa azienda, ma tramite un Agenzia per il lavoro.

Anche a fine mese, all’arrivo della busta paga, i Nidilini capiscono di non essere più così uguali. Infatti, nonostante facciano lo stesso lavoro, nella stessa azienda, con le stessi mansioni e gli stessi orari, l’assunto tramite Agenzia per il lavoro ha un livello di inquadramento inferiore, quindi uno stipendio più basso.

Stessa sorte tocca alle protagoniste del secondo spot, uscito in questi giorni. Due sorelle, sempre gemelle, sempre uguali in tutto sin da piccole. Quindi stessi vissuti, stesso viaggio, stesso lavoro nella stessa azienda, diversa tipologia contrattuale. In questo caso, però, la differenza tra le due non è il livello di inquadramento, bensì i premi di risultato che vengono riconosciuti alla Nidilina assunta direttamente dall’azienda, e non a quella assunta dall’Agenzia per il lavoro.

Nella trilateralità del rapporto di lavoro presente nella somministrazione, in cui un lavoratore (il somministrato) viene messo a disposizione di un’azienda utilizzatrice (utilizzatore) da un’agenzia per il lavoro di cui è dipendente (somministratore), si nasconde l’insidia che con la campagna abbiamo denunciato. La responsabilità di questa situazione è ascrivibile sia alle aziende utilizzatrici che, con lo scudo dell’agenzia, tentano di abbassare il costo del lavoro, sia alle stesse agenzie che non controllano o, peggio, si fanno complici di tali comportamenti.

Sono tante le vertenze sulla parità che Nidil ha trattato, e in molti settori: dalle telecomunicazioni, al terziario distribuzione e servizi, alla metalmeccanica. Alcune ancora con un contenzioso legale aperto (come ad esempio per Expo di Milano), altre risolte grazie all’intervento di Nidil. In un importante call center napoletano non veniva corrisposto ai lavoratori somministrati l’Egr (elemento garanzia retributiva) pagato ai lavoratori di quel settore in caso di assenza di contrattazione di secondo livello (aziendale). Più o meno 260 euro annui da erogare, con il mese di aprile, che ora quei lavoratori si vedono riconosciuti.

È notizia di questi giorni che sarà pagato ai somministrati che hanno lavorato nell’indotto Fca di Melfi il premo di risultato già percepito dai lavoratori diretti. Nidil continuerà la sua battaglia per la parità di trattamento. Per raggiungere l’obiettivo, però, l’impegno dovrà essere dell’intera confederazione con le sue categorie e le sue rappresentanze sindacali, che spesso sono le prime a confrontarsi a livello aziendale con la presenza di diverse tipologie contrattuali e diverse afferenze contrattuali.

Per rispondere alla segmentazione e alla frammentazione dei cicli produttivi, è necessario sperimentare l’inclusività contrattuale e di azione sindacale nei luoghi di lavoro, affinché “Stessa azienda, stesso lavoro, stesso stipendio!” non sia più uno slogan ma una realtà.

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