Procede l’accordo Italia-Albania sulla pelle dei migranti - di Selly Kane

Sull’immigrazione il governo Meloni persiste nella sua propaganda politica demagogica, disumana e inefficace.

L’ accordo firmato a novembre da Giorgia Meloni e dal primo ministro albanese Edi Rama prevede l’apertura in Albania di due centri per la gestione dei richiedenti asilo, luoghi nei quali verranno trattenute persone migranti, ad esclusione di donne e minori, soccorse nel Mediterraneo da navi della Marina Militare e della Guardia di Finanza.

L’accordo è stato fortemente criticato dalle forze politiche dell’opposizione albanesi, che avevano presentato a dicembre un ricorso alla Corte Costituzionale, sollevando violazioni dei diritti umani. Tuttavia, la Corte ha dato via libera all’intesa, dichiarandone la conformità rispetto ai principi della Costituzione albanese. Ora occorre un ulteriore passaggio al Parlamento.

I due centri dove si effettueranno le procedure di identificazione e di rimpatrio saranno ubicati uno al porto di Shëngjin, nel nord del Paese, mentre nell’entroterra dovrebbe essere costruito un centro di permanenza a Gjadër: i costi saranno tutti a carico dell’Italia, mentre l’Albania metterà a disposizione spazi in cui verranno edificati questi centri. La durata prevista dell’accordo è di cinque anni, prorogabili. In questo arco tempo l’Italia spenderà circa 700 milioni di euro.

Purtroppo il governo Meloni, con questo ulteriore accordo nel tentativo di accontentare il suo elettorato animato di paura “dell’invasione dei migranti”, continua nella sua politica propagandistica di respingimenti delle persone in fuga, di costruzioni di centri di detenzione, di esternalizzazione delle frontiere, di criminalizzazione della solidarietà. Un dejà vu dell’accordo fallimentare con la Tunisia, del decreto Piantedosi contro le Ong - dopo la strage di migranti a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro in cui sono morte 94 persone di cui 35 minori e con molti dispersi - fino alla proclamazione dello stato di emergenza dell’11 aprile.

Tutto nel segno di un particolare accanimento verso i migranti, ostacolando gli arrivi, in piena violazione dei diritti umani, con risorse ingenti che potevano essere impiegati in politiche di inclusione, in sanità, istruzione, lotta alla povertà e precarietà di cui il paese ha fortemente bisogno.

I cittadini migranti regolarmente soggiornanti da anni, che lavorano, contribuiscono alla crescita economica, sociale e culturale del Paese stanno vivendo un calvario per i tempi lunghissimi di attesa per il rinnovo del permesso senza il quale viene meno la possibilità di lavorare, di viaggiare, di ottenere qualsiasi prestazione, il rilascio per il nulla osta e visto di ingresso di ricongiungimento familiare.

Sono lavoratrici e lavoratori migranti prigionieri di una legge speciale, la Bossi-Fini, discriminatoria e vessatoria, una legge che - come si è più volte detto - crea irregolarità, sfruttamento lavorativo, lavoro nero, con tutto ciò ne consegue di termini di economia sommersa. Inoltre il tentativo di soddisfare, attraverso i decreti flussi, le richieste delle organizzazioni datoriali che hanno e continuano manifestare un forte bisogno di mano d’opera straniera, si è rilevato un flop, mentre urge una regolarizzazione dei migranti presenti nel territorio senza titolo di soggiorno, una nuova legge sull’immigrazione inclusiva, il riconoscimento dello Ius Soli, il diritto di voto, canali legali di ingresso. Queste sono le priorità da mettere nell’agenda politica in materia di immigrazione, per una vera inclusione e maggior coesione sociale.

Tutti i provvedimenti che il governo Meloni ha introdotto sin dal suo insediamento, dalla esternalizzazione delle frontiere alle procedure di asilo, fino al rimpatrio delle persone in Paesi extra Ue (linea politica dominante in tutti governi dell’Unione), si sono rivelati fallimentari, armi di distrazione di massa per non affrontare seriamente i veri problemi della società, continuando a mentire dicendo che tutti i mali del Paese vengono dai migranti, alimentando paura, razzismo e xenofobia.

 

 
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