Dal Festival Sabir una piattaforma comune sulle migrazioni - di Sergio Bassoli

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La quinta edizione del Festival delle culture del Mediterraneo Sabir, prevista per il mese di maggio a Lecce, si è svolta in modo innovativo sulle piattaforme digitali. La sospensione degli eventi culturali per le misure di sicurezza sanitaria ha spinto Arci, Acli, Caritas e Cgil a intraprendere una nuova strada per non interrompere l’appuntamento con associazioni di migranti, operatori dell’accoglienza, ong, sindacati e giornalisti.

La sfida del digitale ha consentito l’incontro, anche se via etere, tra migliaia di persone da Italia, Europa, Nord Africa e Medio Oriente. I numeri di questa edizione (persone raggiunte: due milioni; interazioni: oltre 100mila; visualizzazioni: oltre 300mila; spettatori: oltre 8mila) confermano l’impegno della società civile italiana, europea e della sponda sud del Mediterraneo nei confronti dei diritti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Una componente importante della nostra società che continua ad essere vissuta come un problema, oggetto di speculazioni di bassa politica, quando invece è parte integrante della nostra collettività. Ce lo ricordano la nostra storia di popolo di migranti e i documenti fondanti, come la Costituzione, i trattati e le convenzioni dell’Onu e la Carta europea dei diritti umani.

Siamo l’umanità, una grande famiglia allargata che abita il pianeta, dove ogni donna e ogni uomo ha diritto di vivere dignitosamente, senza subire violenza o discriminazioni, in libertà. Principi che stentano ad affermarsi, nel Mediterraneo come nelle strade di Pittsburgh, di Atlanta, di Hong Kong, di Ankara e del Cairo, solo per fare qualche esempio.

Molte le video-conferenze realizzate nei sei giorni delle due settimane di giugno, articolate su tre ambiti: formazione, seminari tematici, incontri e dialoghi, uno dei quali ha visto la presenza del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervistato da Marco Damilano.

Fra i temi centrali, oltre alle critiche e richieste di modifica dei decreti Sicurezza, le questioni della regolarizzazione, dell’accoglienza, della lotta alla povertà educativa, del contrasto all’esternalizzazione delle frontiere, e la dimensione europea e mediterranea.

Per la prima volta, il Comitato organizzatore del Festival si è fatto promotore di una iniziativa internazionale, che ha coinvolto ben 17 reti europee e mediterranee, per costruire insieme, in una conferenza articolata in tre diverse sessioni, una piattaforma di discussione con rappresentanti dei gruppi progressisti del parlamento europeo: Socialisti e Democratici, Verdi, Sinistra Gue.

Si è così avviato un percorso di confronto tra la società civile europea e mediterranea ed il parlamento europeo che dovrebbe approdare ad uno spazio di consultazione periodico, da attivare con urgenza visto l’avvio, nel semestre di presidenza tedesca dell’Unione, del dibattito sul Patto europeo sulla migrazione, che diventerà il quadro di riferimento per le politiche europee in tema di migrazione e asilo.

Dalle tre sessioni sono emerse le basi di quella che dovrà essere la piattaforma delle reti europee e mediterranee, le cui linee guida, in sintesi, sono le seguenti.

Un sistema di ingresso e di rilascio dei visti che superi la barriera burocratica consolare e delle agenzie in appalto, spesso fonte di corruzione, ritardi e clientelismo. Introducendo procedure accessibili sulle piattaforme digitali, aprendo canali di ingresso per chi cerca lavoro, mobilità all’interno dell’Unione europea, con accompagnamento per la ricerca del lavoro e l’inserimento, e con il collegamento a programmi di sostegno allo sviluppo sostenibile delle comunità di origine, per accompagnare anche la circolarità del flusso migratorio e dei percorsi di rientro. Ancora, necessità e utilità della regolarizzazione e stabilizzazione dei migranti presenti negli Stati membri e di coloro che hanno avuto esito negativo alla domanda di protezione umanitaria e di asilo. Questa misura, attualmente responsabilità di ogni governo, deve diventare parte delle politiche comunitarie, per togliere queste persone (stimate in oltre due milioni nel territorio della Ue) da una situazione di irregolarità che si trasforma in illegalità, lavoro nero e schiavo, caporalato, tratta umana. Invece, dentro un quadro di legalità e rispetto dei diritti umani, queste persone contribuiscono alla fiscalità, all’economia, ai servizi alle persone, rafforzando la coesione sociale e la legalità.

Inoltre, la revisione del regolamento di Dublino per consentire ai richiedenti asilo di ricongiungersi con familiari e comunità di appartenenza, e non di dover permanere nel paese di prima identificazione. Come pure l’obbligatorietà tra Stati membri della ripartizione di richiedenti asilo e rifugiati, la fine dell’esternalizzazione delle frontiere, della detenzione dei migranti, della condizionalità dei rimpatri per i fondi di cooperazione.

Queste e altre sono le richieste emerse dal Festival; saranno oggetto di prossimi incontri delle reti europee, mediterranee ed africane e presentate alle istituzioni europee nei prossimi mesi.

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