Salerno e l’onda delle lotte sindacali - di Mario Agostinelli e Bruno Ravasio

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F. Argentino P. Lucia. L’onda. Lotte sindacali nel salernitano dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, Francesco D’Amato editore, pagine 402, euro 25.

Ferdinando Argentino e Piero Lucia sono due cari amici e compagni. Con loro abbiamo vissuto una intensa stagione di lotte negli anni ottanta, quando militavamo nella Filtea, il sindacato tessile della Cgil allora diretto da Nella Marcellino, mitica dirigente comunista del sindacato. Con commozione quindi, oltre che con grande interesse, abbiamo letto questo loro lavoro che ripercorre le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori salernitani (ma non solo) per larga parte del secolo scorso, e in questi primi decenni del nuovo millennio.

Non è per amicizia, tuttavia, che invitiamo alla lettura di questo libro, dal titolo emblematico “L’onda”. L’onda come il movimento di lotta, che cresce e poi rifluisce e poi ritorna e poi ricresce, e poi viene respinto in un susseguirsi drammatico di speranze e di delusioni, di grande partecipazione e di sconfitte. Ferdinando e Piero ricostruiscono con puntigliosa precisione, con acribia, diremmo quasi con accanimento, ogni singola vertenza, ogni momento di lotta, ogni fase di trattativa, fissando le date delle manifestazioni, dei tavoli di trattativa con le controparti, degli incontri al ministero, delle solidarietà delle forze politiche e delle istituzioni, citando luoghi, nomi e cognomi, protagonisti. Insomma, un vero e proprio lavoro di scavo, eseguito con rigore storico ma con la passione e la sofferenza di chi c’era, era soggetto attivo, era parte dell’onda, appunto.

Scorrono così le immagini delle lotte delle Manifatture Cotoniere Meridionali, della Marzotto, della Snia, della Pirelli, della Stet, dell’Alcatel, della Pennitalia e delle aziende vetrarie, dell’Ideal Standard e delle aziende della ceramica, del Pastificio Amato e delle aziende conserviere, e di tante altre aziende.

Una rete diffusa di lavoro industriale, spesso in filiera con l’occupazione agricola, che - a differenza di altre aree del sud – preesisteva agli albori del secolo breve e che ha raggiunto la sua massima espansione nei primi vent’anni della Repubblica. Con ciò producendo non solo benessere materiale, ma anche coscienza politica e sindacale e un capillare tessuto democratico.

Ma “l'onda” è anche quella che – soprattutto dagli anni ‘80 - lentamente avanza e sommerge inesorabilmente realtà produttive, lavoro, professionalità, speranze. E’ un’onda fatta di impegni non mantenuti, di false promesse, di sprechi di risorse, di avventurieri e approfittatori, di politici incapaci. E non bastano tutte le lotte, la solidarietà della cittadinanza e delle istituzioni, la compattezza delle forze sindacali, il coraggio e l’intelligenza dei consigli di fabbrica. Non bastano le infinite mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, riassunte dalla grande manifestazione del 30 novembre 1976 con Luciano Lama.

L’onda inghiotte tutto, beffarda fino in fondo, come nel caso delle operaie tessili della Marzotto, contro le quali l’Inps nega l’assegno di rivalutazione dei contributi pensionistici, già riconosciuto, per l’esposizione all’amianto. E intanto molte donne sono morte di cancro.

Questo libro è dunque molto più di un libro di storia. Spiega, meglio di tante altre analisi, il fallimento delle politiche italiane per il sud, e il fallimento degli strumenti messi in campo, quali la Cassa per il Mezzogiorno e la Gepi, partendo dalla realtà paradigmatica del salernitano. Del resto, il recente rapporto Svimez ha fotografato con estrema crudezza la crescita del divario fra nord e sud, dove si concentra quasi tutto l’aumento della povertà.

Ferdinando Argentino e Piero Lucia raccontano - quasi una cronaca sentimentale - la strenua resistenza del movimento operaio salernitano e con onestà intellettuale non ne nascondono limiti ed errori. Ma con la passione dei protagonisti, non rinunciano, nell’ultima parte del libro, a intravedere nei nuovi strumenti economici - soprattutto le risorse del Pnrr – possibilità di sviluppo. Consapevoli comunque che nessuno regalerà nulla.

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