Veneto: salviamo la sanità pubblica - di Paolo Righetti

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Il 30 marzo scorso, al grido di “Sos Salute” si è tenuta un’assemblea regionale unitaria con 500 delegate e delegati di Cgil Cisl Uil del Veneto, una tappa importante dell’azione vertenziale per la salvaguardia e il rafforzamento del sistema socio-sanitario pubblico.

“Sos Salute” perché la situazione sta precipitando, per i tanti nodi che sono arrivati al pettine, e per una serie di fattori che stanno mettendo a serio rischio la tenuta e la qualità del sistema socio-sanitario pubblico e universale. Un indebolimento che avviene nonostante che la lunga fase di pandemia, con le sue devastanti conseguenze sulla popolazione, soprattutto quella più fragile e anziana, abbia evidenziato ancor di più l’importanza strategica e fondamentale delle strutture pubbliche, per garantire una gestione efficiente dei sistemi di prevenzione, tracciabilità, cura e assistenza.

Invece anni di progressivo definanziamento, di ritardi nella programmazione e nell’attuazione degli interventi, di forte riduzione di personale, di gravi carenze nei percorsi formativi, hanno prodotto un grave arretramento nell’organizzazione, nella prossimità e nel dimensionamento delle strutture, nell’accesso e nella qualità dei servizi e delle prestazioni, nei tempi di attesa, nei costi di compartecipazione alla spesa, nelle condizioni di lavoro.

Una dinamica regressiva anche per il Veneto, come denunciamo da tempo e come hanno ribadito i delegati e le delegate, i pensionati che sono intervenuti, come ci dicono tutte le nostre strutture territoriali che intercettano quotidianamente i disagi delle migliaia di lavoratori, pensionati e cittadini che si rivolgono alle nostre sedi.

Non è catastrofismo: lo testimoniano la riduzione dei posti letto nelle strutture ospedaliere e riabilitative pubbliche, i ritardi nella realizzazione delle strutture intermedie, la contrazione del presidio nelle strutture e nei servizi distrettuali, l’inadeguatezza dell’assistenza domiciliare e territoriale ai soggetti più fragili, le molte zone carenti di medici di medicina generale e di pediatri, le lunghe liste d’attesa per i ricoveri e gli interventi chirurgici, le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici, le difficoltà di accesso al sistema residenziale, l’aumento delle rette negli Ospedali di comunità, nelle Case di riposo, nei Centri semiresidenziali. Lo testimoniano la crescente esternalizzazione di servizi e prestazioni, e la fuga di molti lavoratori e lavoratrici dal pubblico al privato.

Una situazione complessiva che sta mettendo a serio rischio la stessa erogazione dei Lea e dei Leps, che spinge sempre di più verso il settore privato, che porta a costi sempre più alti e insostenibili, a rinunciare alla prevenzione o addirittura alle cure e all’assistenza, che rischia di far prevalere la mercificazione della salute.

Per questo serve un radicale cambiamento di rotta: la salvaguardia e il rafforzamento del sistema socio-sanitario pubblico e universale dovrebbe essere e ridiventare una priorità per tutti e a tutti i livelli. A partire dal livello nazionale, dove va anzitutto modificata la scelta di ulteriore definanziamento del Fsn assunta nell’ultima legge di bilancio, che prevede una progressiva riduzione della spesa sanitaria in rapporto al Pil fino al 6,1% nel 2025, meno di prima della pandemia e molto meno degli altri grandi paesi europei.

Una scelta che se confermata risulterebbe letale per le prospettive del Sistema sanitario pubblico, come affermato dalla stessa Conferenza delle Regioni. Al contrario serve un incremento delle risorse ordinarie per dare copertura finanziaria ai rinnovi contrattuali già scaduti da tempo, per un piano straordinario di assunzioni, per l’ampliamento dei percorsi formativi, per realizzare le misure previste dalla recente legge delega sulla non autosufficienza, per garantire la piena attuazione e la continuità degli interventi e dei servizi già programmati nel Pnrr, nel Dm77 e nella legge di bilancio 2022 per il potenziamento dei Distretti socio-sanitari e di tutta la filiera dell’assistenza territoriale.

Alla Regione chiediamo di fare presto nel realizzare questi interventi, e nel definire gli assetti organizzativi e i nuovi fabbisogni e standard qualitativi e di personale delle diverse strutture, di predisporre un sistema di governance e di gestione pubblica ed efficiente, adeguato a garantire la presa in carico integrata e multidisciplinare dei bisogni e delle diverse fragilità, la continuità assistenziale e l’integrazione sociosanitaria; e di farlo attraverso un confronto preventivo e sostanziale con i sindacati, fino ad oggi non attivato concretamente.

Continueremo a rivendicare questi interventi necessari per garantire accesso, prossimità e qualità dei servizi e delle prestazioni in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale e regionale, per garantire a tutti il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione. Questo a partire dalla partecipazione alla manifestazione regionale di sabato 15 Aprile a Vicenza per la salvaguardia e il rafforzamento del Ssn pubblico, promossa dal “Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica”.

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