Veneto: rilanciare l’edilizia sociale e l’affitto sostenibile - di Paolo Righetti

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Da molti anni ormai le politiche abitative sono assenti a livello nazionale e regionale nella programmazione delle politiche di sviluppo e di inclusione sociale. La mancanza di investimenti mirati e vincolati ha prodotto nel tempo una grave carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica e sociale rispetto a una domanda inevasa (circa 20mila in Veneto), crescente e diversificata di alloggi a costi sostenibili, a un’evoluzione dei bisogni determinata dal progressivo invecchiamento della popolazione, dalla bassa natalità, dall’aumento della povertà, da una forte precarietà lavorativa, e dalle sempre maggiori difficoltà dei giovani a portare avanti un progetto di vita e familiare.

Le diverse crisi di questi ultimi anni, i loro pesanti effetti economico-sociali, l’inflazione galoppante e la progressiva riduzione dei salari, delle pensioni e del reddito stanno rendendo sempre più difficile per tanti nuclei familiari, lavoratori precari, anziani soli, giovani coppie, studenti fuori sede, sostenere le crescenti spese relative ai canoni di affitto, alle bollette e alle spese condominiali, tanto meno poter accedere al mercato privato della casa.

Un mercato peraltro bloccato da un’offerta che propone canoni di affitto insostenibili, caratterizzato da un massiccio spostamento verso il segmento degli affitti turistici a breve termine e da una forte riluttanza ad affittare, come testimoniano i 400mila appartamenti sfitti presenti nel territorio regionale veneto.

Una situazione che non riesce più a garantire risposte neanche alle emergenze abitative relative agli sfratti e a gestire tante specifiche esigenze di natura sociale, che rischia di produrre effetti pesanti e negativi sulla coesione sociale e sulla condizione di vita complessiva di migliaia di persone, perché la disponibilità di un alloggio adeguato e a costi sostenibili è un fattore fondamentale per la dignità, la sicurezza e l’inclusione sociale, per la possibilità di accesso ad altri diritti.

Come quello al lavoro e allo studio, come testimoniano le condizioni spesso insostenibili e inaccettabili che vengono proposte a tanti lavoratori stagionali e agli studenti fuori sede, che in queste settimane hanno promosso la bellissima “mobilitazione delle tende”. Ragazzi che secondo il sindaco di Venezia non meritano di studiare, perché se accettano quelle condizioni vuol dire che sono soggetti a farsi fregare...

Per questo serve una netta discontinuità, è necessario predisporre un Piano pluriennale di incremento dell’edilizia residenziale pubblica e inserirlo tra le priorità e le linee di investimento dei bilanci e dei fondi europei, nazionali e regionali, a partire dal recupero degli alloggi Erp oggi non disponibili e da ristrutturare, e dall’acquisizione di immobili dismessi dal demanio e da altri enti pubblici, in una prospettiva di riutilizzo ed efficientamento energetico dell’esistente e di stop a nuovo consumo di suolo.

Bisogna ripristinare il Fondo nazionale per il sostegno agli affitti e alle morosità incolpevoli, intollerabilmente cancellato nell’ultima legge di Bilancio, ampliare il bacino dei Comuni ad alta tensione abitativa, costituire Fondi di garanzia pubblici per i proprietari disponibili ad affittare, regolamentare in modo più stringente e limitativo le locazioni a breve termine che stanno alterando le condizioni dell’offerta abitativa complessiva.

Serve un Piano straordinario per l’ampliamento degli studentati e degli alloggi disponibili per gli studenti universitari fuori sede, e per i lavoratori stagionali nelle località turistiche e nei settori produttivi più coinvolti dalla mobilità territoriale. È su questi obiettivi che in Veneto stiamo rilanciando l’iniziativa sindacale sulle politiche abitative, e riteniamo importante promuovere questo ambito di rivendicazione tra le priorità della contrattazione sociale e territoriale.

 

Come Cgil e Sunia regionali abbiamo promosso e attivato unitariamente un confronto specifico con la Regione e con Anci Veneto, sollecitando interventi tempestivi, risorse adeguate e la ridefinizione del Piano strategico regionale, uno dei più importanti provvedimenti di programmazione e di indirizzo per lo sviluppo del territorio veneto, per la sostenibilità sociale e ambientale, per l’incremento di opportunità occupazionali in attività di pubblica utilità.

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