Contratto vigilanza, la parola ai lavoratori - di Federico Antonelli

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Serve una riflessione sul sostegno da dare alla contrattazione nei settori “deboli”.

Il 30 maggio è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo del contratto nazionale della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza. Una firma attesa otto anni: anni in cui ci sono state manifestazioni e scioperi che hanno tentato di sbloccare una trattativa infinita, che non sembrava potersi mai risolvere.

Non mancano le polemiche attorno al testo sottoscritto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs. Proviamo a fare chiarezza sui punti principali dell’ipotesi e tracciare un primo, parziale bilancio, in attesa del giudizio delle lavoratrici e dei lavoratori, titolari della validazione dell’accordo con il loro voto.

La prima considerazione che si deve fare, quando si parla di questo contratto, è che in esso sono considerati due comparti distinti, le “guardie particolari giurate” e i “servizi di sicurezza”, in gergo definiti servizi fiduciari. Nel rinnovo contrattuale gli aumenti per entrambi i comparti sono di 140 euro nel triennio al 4° livello, per le guardie particolari giurate, e al livello D per i servizi di sicurezza. Ricordiamo che per le guardie giurate le mensilità sono 14 e per i servizi fiduciari sono 13, quindi la massa salariale complessiva è diversa per i due comparti. Viene erogata una “una tantum” di 400 euro per le guardie giurate e nulla per i servizi fiduciari. Nei servizi fiduciari però viene eliminato il livello F (il livello più basso che molti problemi ha causato in questi anni), e viene determinata la progressione automatica in 18 mesi dal livello E al livello D. Questo fatto è di notevole importanza, poiché riesce a far avanzare in maniera sensibile la retribuzione di un numero significativo di addetti.

Vengono poi inseriti alcuni elementi normativi migliorativi su bilateralità, assistenza sanitaria, contrattazione integrativa, e migliori garanzie nelle procedure di cambio di appalto. Ma appare chiaro che tutta la valutazione si gioca sugli aspetti economici e salariali.

Nel corso dell’Assemblea generale nazionale della Filcams dei giorni 31 maggio e primo giugno è stato votato un ordine del giorno che esprime un giudizio positivo sul risultato negoziale e impegna l’organizzazione, insieme a Fisascat e Uiltucs, alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Come aggregazione programmatica di ‘Lavoro Società per una Cgil unita e plurale’ abbiamo deciso di votare a favore di questo ordine del giorno per alcune motivazioni semplici, in primis il rispetto del difficile lavoro negoziale delle compagne e dei compagni incaricati della trattativa, e l’impegno alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori che potranno esprimersi sull’accordo, costruendo una partecipazione che potrà rafforzare, e in alcuni casi ricostruire, il rapporto con chi è impiegato nelle aziende del settore; oltre che garantire il percorso democratico di approvazione dell’intesa.

Nel merito l’accordo raggiunto è stato certamente il risultato migliore possibile, date le condizioni dei rapporti di forza, della stanchezza delle delegate e delegati e delle lavoratrici e lavoratori, e delle contraddizioni insite nella separazione dei due comparti in cui è diviso il contratto. La cancellazione del livello F nei servizi fiduciari permette di migliorare la retribuzione di molti lavoratori, ma, nel complesso, il contratto non esce dalla situazione di “lavoro povero” che ne mina la credibilità.

Per questo riteniamo che questa esperienza contrattuale, oltre che essere portata al giudizio delle assemblee, debba prevedere una profonda riflessione di politica contrattuale: come la contrattazione in settori “deboli” può rispondere alle esigenze di salario e diritti? E come superare gli ostacoli che impediscono rinnovi tempestivi a scadenza, come dovrebbe essere normale? Sono due quesiti di difficile soluzione, ma ad esempio una riflessione sugli strumenti a sostegno della contrattazione possiamo farla, anche in relazione stretta con il resto della Confederazione.

Si può iniziare, come si sta iniziando o continuando a fare, parlando di legge sulla rappresentanza, di condizionalità alla concessione di appalti al rinnovo dei contratti nazionali e integrativi, e infine di salario minimo, che, se può apparire strumento inutile nei settori a più alto valore aggiunto, diventa decisivo nei settori dei servizi, dove il valore degli appalti è portato al massimo ribasso e risparmio possibile.

 

Questa riflessione sarà indispensabile dopo la consultazione e il giudizio finale sul contratto della vigilanza: riflessione utile non per dare voti a nessuno, ma per costruire soluzioni politiche a un problema salariale che riguarda tutto il mondo del lavoro. Al di la della categoria coinvolta.

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