Senegal: la Teranga interrotta - di Tania Benvenuti

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La comunità senegalese in Italia è una delle più vivaci e attive presenti nel nostro Paese: al 1° gennaio 2022 erano 110.763 persone (fonte Istat) pari al 2,2% degli stranieri in Italia; le regioni con la maggior presenza di senegalesi sono la Lombardia con 32.852 presenze, la Toscana con 13.070 e l’Emilia Romagna con 11.818 (fonte Istat).

In Toscana la diaspora senegalese è attiva in molti ambiti: sindacato, volontariato, politica, associazionismo, progetti interculturali, ecc. A livello regionale esiste il C.A.S.T.O. (Coordinamento delle Associazioni senegalesi toscane) al quale fanno riferimento quasi tutte le numerose associazioni presenti nei territori.

Il Senegal è il Paese della Teranga, parola questa che raccoglie in sé molti significati: solidarietà, accoglienza, attenzione e un gioioso rispetto per gli altri. È un Paese giovane, l’età media è di 19 anni su una popolazione di circa 17 milioni di abitanti, una mortalità infantile molto alta (41,7%) ed una aspettativa di vita bassa (67 anni).

Questo Stato rappresenta uno dei più democratici del continente africano. L’attuale presidente Macky Sall fu eletto nel 2012 e suscitò nel Paese grandi aspettative e speranze. Oggi, con la fine del suo secondo mandato, rischia di trascinare il Senegal in una crisi politica e sociale senza precedenti.

Sall, spinto dalla voglia di rimanere al potere, cerca di stravolgere la Costituzione tentando di presentarsi per un terzo mandato; tutto questo cercando di impedire la candidatura del giovane Ousmane Sonko del partito Pastef, che in questi anni ha acquisito molto consenso soprattutto tra i giovani che chiedono a gran voce un cambiamento.

Il peso del colonialismo francese ancora si fa sentire, in particolar modo per quanto riguarda la moneta, il Franco Fca, che ancora viene stampata in Francia; la corruzione è presente in molti ambiti della vita, soprattutto riguardo alla documentazione che occorre avere dalle ambasciate estere in Senegal; inoltre l’accentramento di potere che il presidente Sall ha costruito negli anni, assumendo una schiera di uomini alle sue dipendenze e spendendo a suo piacimento le risorse pubbliche, e il soffocamento dei partiti di opposizione, rischiano di far deflagrare il clima politico e sociale.

Si è proceduto negli ultimi anni a reprimere le manifestazioni pacifiche e ad operare arresti arbitrari. La goccia che negli ultimi giorni ha scatenato le proteste è stata, dopo il proscioglimento di Ousmane Sonko da una accusa di stupro, la successiva condanna per una non ben precisata “corruzione giovanile” che, stante le cose, gli impedirebbe di candidarsi alle elezioni previste nel febbraio 2024.

Ci sono stati scontri a Dakar e nelle più grandi città del Paese, con circa 20 morti e 390 feriti tra i manifestanti, la rete internet ed i social sono stati oscurati per alcuni giorni e le università chiuse. La rabbia viene soprattutto dai giovani sostenitori di Sonko, che promette giustizia sociale e parla di lavoro in un Paese dove il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e con i giovani appunto che si trovano costretti ad emigrare per garantire alle famiglie che restano un futuro di sopravvivenza.

Le proteste si sono riversate anche sui consolati: a Milano, New York, Bordeaux, giovani della diaspora hanno sfogato la propria rabbia ritenendo un attacco alla democrazia quanto sta avvenendo. Anche l’Onu esprime preoccupazione per le violente repressioni, e molte associazioni per i diritti umani si stanno attivando.

Tre eminenti intellettuali, accademici e scrittori del Paese, Boubacar Boris Diop, Felwine Sarr e Mohamed Mbougar Sarr, in una lettera aperta che denuncia la deriva autoritaria, le limitazioni delle libertà acquisite e le oppressioni, hanno affermato una cosa molto semplice: “Basterebbe che un uomo dicesse: rinuncio al terzo mandato, che disonorerebbe la mia parola, il mio Paese e la sua Costituzione, perché la collera che si esprime per le strade si attenuasse. Quest’uomo è il Presidente della Repubblica”. Un chiaro messaggio verso il presidente Sall. Vedremo adesso se cadrà nel vuoto oppure sarà accolto.

 

Per l’amicizia e la fratellanza che ci lega alla comunità senegalese tutta, continueremo a seguire gli sviluppi di questa brutta deriva autoritaria, con l’auspicio che si arrivi rapidamente al ripristino della democrazia, al rispetto della Costituzione, e all’ascolto delle istanze di progresso che arrivano dalle nuove generazioni.

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