Una sfida lunga un anno: un milione di firme per #TAXTHERICH - di Misha Maslennikov

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Il 17 ottobre ha preso avvio in Italia la raccolta di firme TaxTheRich (www.taxtherich.it), a supporto dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) per l’istituzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni.

Sostenuta da Oxfam Italia, Sbilanciamoci, Nens, Rosa Rossa e Tax Justice Italia, la raccolta di firme ha davanti a sé un obiettivo ambizioso: raggiungere in un anno di tempo un milione di sottoscrizioni da parte dei cittadini di almeno sette paesi Ue, con quorum nazionali – 53.580 firme per l’Italia - proporzionali al numero degli eletti al Parlamento europeo.

Oggetto dell’Ice è l’introduzione di un’imposta progressiva da applicarsi ai patrimoni di chi occupa posizioni apicali nella distribuzione della ricchezza netta nei paesi Ue. Un’imposta che non graverebbe sulla quasi totalità dei cittadini, e il cui gettito verrebbe destinato ad investimenti a sostegno di una transizione ecologica giusta e dei progetti di inclusione sociale nei Paesi membri, nonché a integrare gli stanziamenti Ue per le politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo e la finanza climatica.

Il testo dell’Ice non avanza uno specifico modello d’imposta, ma precisa che solo gli individui più ricchi ne sarebbero assoggettati. A titolo illustrativo, se il tributo si applicasse allo 0,1% più facoltoso dei cittadini in ciascun paese Ue, l’imposta graverebbe in Italia su appena 50mila individui. Un gruppo la cui quota di ricchezza nazionale è passata dal 5,5% al 9,2% nel periodo 1995-2021, a conferma di una crescente concentrazione patrimoniale al vertice della piramide sociale.

L’imposta potrebbe prevedere in Italia una franchigia di 5,4 milioni di euro, uno schema di progressività con scaglioni definiti a partire dalle soglie di ingresso nel top-0,1% della distribuzione di ricchezza nazionale (5,4 milioni di euro), nel top-0,05% (8 milioni di euro) e nel top-0,01% (20,9 milioni di euro). Le aliquote marginali in corrispondenza dei tre scaglioni potrebbero essere fissate all’1%, 2% e 3% rispettivamente o, in analogia con l’imposta temporanea di solidarietà sulle grandi fortune in vigore in Spagna, all’1,7%, 2,1% e 3,5%. Per i soggetti passivi del tributo, l’imposta sostituirebbe le patrimoniali nazionali esistenti come l’Imu, l’Ivie, il bollo auto e l’imposta sui conti correnti e sui depositi titoli.

La proposta si pone molteplici obiettivi, in primis il recupero dell’equità dei sistemi impositivi. Un simile tributo permetterebbe di rallentare la crescita della concentrazione dei patrimoni, contribuirebbe a ridurre la regressività al vertice del sistema fiscale italiano, e a rendere più egalitaria la distribuzione di reddito e ricchezza. Consentirebbe inoltre di generare risorse addizionali per affrontare i nuovi bisogni e le molteplici sfide che le nostre società hanno di fronte come le crescenti disuguaglianze economico-sociali e la crisi climatica.

Il potenziale gettito per l’Italia, nell’illustrazione presentata, si attesterebbe tra 13,2 e 15,7 miliardi di euro all’anno.

L’entità delle entrate erariali dipende dall’effettività dell’imposta, ovvero dal fatto che i titolari di grandi patrimoni non possano sfuggire a tassazione. La possibilità di evadere o eludere l’imposta non deve infatti essere sottovalutata. Per minimizzare i rischi, bisogna evitare di offrire esenzioni per specifiche tipologie di asset, tassando il patrimonio netto complessivo, tra cui anche i capitali detenuti in società non quotate o trasferiti in trust.

È fondamentale rendere più efficiente l’amministrazione finanziaria, rafforzando la sua capacità di ricevere informazioni da parti terze, su tutte i gestori dei patrimoni finanziari, circa la consistenza della ricchezza tassata. É cruciale proseguire nel rafforzamento della cooperazione internazionale in materia fiscale per rendere più difficile l’occultamento offshore dei capitali. A chi paventa che i ricchi fuggirebbero dal territorio nazionale per non pagare il tributo, si risponde con la previsione di robuste forme di exit taxation in caso di ‘espatri fiscali’.

 

I prossimi mesi vedranno intensificarsi la mobilitazione in Italia e altri paesi Ue per rafforzare un percorso di democrazia partecipativa che consenta ai cittadini di avere maggiore voce nella definizione di politiche che incidono sulla loro vita. Lo faremo in sinergia con tanti attori - a partire auspicabilmente dal primo sindacato italiano – impegnati da tempo nella promozione di una maggiore giustizia fiscale, sociale e ambientale.

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