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La riforma del modello contrattuale

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Una prima nota di Lavoro Società - sinistra sindacale confederale in CGIL

Il testo sulla riforma del modello contrattuale è stato elaborato in questi mesi e concordato con CISL e UIL in questi ultimi giorni.
La CGIL, con il compagno Franco Martini della segreteria nazionale, si è presentata al tavolo di confronto con le proposte e le impostazioni definite al nostro interno nei vari seminari e nei comitati direttivi. Sono evidenti i limiti relativi all’esigenza di un coinvolgimento più compiuto del gruppo dirigente complessivo e del Comitato direttivo come organismo dirigente, ma è indubbio che il risultato ottenuto è frutto di un lavoro coerente e collegiale avvenuto con più passaggi informativi e un coinvolgimento diretto nelle diverse riunioni con i segretari generali di tutte le categorie.

Nella riunione dei segretari generali del 12 gennaio, alla quale è stata invitata anche Lavoro Società e alla quale hanno partecipato il nostro referente nazionale Giacinto Botti e il compagno Mininni della Flai, tutti i componenti che si sono espressi, pur con sfumature diverse, hanno dato un giudizio molto positivo in merito ai contenuti e all’impostazione generale del documento, che dovrà essere sottoposto al confronto nei luoghi di lavoro e divenire piattaforma vertenziale, a fronte di un padronato che ha già dato giudizi pesanti e di un governo non certo amico della confederazione e dei lavoratori.

Il documento rappresenta un fatto politicamente e sindacalmente rilevante non solo per una sintesi unitaria che, nei contenuti e nell’impostazione, evidenzia la posizione della CGIL - in merito soprattutto al valore della contrattazione su tutte le materie inerenti la condizione lavorativa, ai due livelli contrattuali con la centralità del CCNL e ad un salario che abbia a riferimento non solo l’inflazione - ma perché riporta al centro il valore e la funzione della confederazione, e l’obiettivo di dare concretezza all’articolo 39 della Costituzione in merito all’erga omnes, con l’esigibilità universale dei minimi salariali definiti dai CCNL, in alternativa al salario minimo per legge.
Tutto questo ci fa uscire dalla difensiva con una risposta di ordine generale, per sconfiggere le politiche corporative e le tendenze, presenti nel padronato e nel governo, a sostituire il sindacato generale con quello di mestiere o aziendalista, e la funzione collettiva della contrattazione con il rapporto individuale con il lavoratore.
Con questa proposta e con la nuova Carta dei diritti, come CGIL cambiamo fase, ci misuriamo con proposte e impostazioni che richiedono maggior coerenza e consapevolezza, maggior coinvolgimento collettivo delle strutture, rimettendo a valore il ruolo assegnato statutariamente al Direttivo nazionale, e un rinnovato impegno di tutto il gruppo dirigente.
Occorre soprattutto mantenere e realizzare l’impegno straordinario della consultazione degli iscritti e dei lavoratori con i quali sulle questioni di ordine generale abbiamo perso contatto in questi anni, dando continuità all’azione vertenziale perché questa riforma del modello contrattuale e la proposta della Carta dei diritti non finiscano in un cassetto, e per costruire alleanze e rapporti di forza adeguati, nuove mobilitazioni categoriali e confederali a sostegno delle proposte e delle piattaforme per il rinnovo dei vari CCNL.
In merito alle difficoltà e al sovrapporsi degli impegni, abbiamo rimarcato che la Carta dei diritti e la proposta del modello contrattuale sono due questioni centrali della nostra strategia, sono obiettivi paralleli con molti punti di contatto e di reciproco sostegno.
Il problema pertanto non è di ordine politico ma semmai organizzativo rispetto al nostro impegno a realizzare realmente, a differenza del passato, l’obiettivo che ci siamo dati di svolgere quante più assemblee possibile nei luoghi di lavoro.
Infine abbiamo sottolineato alcune perplessità in merito al capitolo “Partecipazione” nel quale si richiama, tra l’altro, l’articolo 46 della Costituzione.
Pur coscienti delle mediazioni e della sparizione dell’azionariato diffuso, cavallo di battaglia della CISL, sul sistema duale e sulla nostra partecipazione alla governance con l’entrata nei Consigli di Sorveglianza, abbiamo, unici, sottolineato che per noi rappresenta un terreno inedito e come tale va esplorato e approfondito rispetto al suo significato e alle sue conseguenze. E’ un terreno che potrebbe certamente aprire delle opportunità innovative, ma anche rivelarsi una scelta contraddittoria o pericolosa rispetto alla nostra idea di sindacato, anche perché i modelli e le esperienze, peraltro non sempre felici, del Nord Europa e della Germania, non sono esportabili.
Su questo pensiamo di fare un convegno di approfondimento. Come dovremo fare approfondimenti sul nuovo Statuto e sul modello contrattuale nel suo complesso. A breve si riunirà il coordinamento nazionale di Lavoro Società e saranno convocati anche i coordinamenti territoriali e nazionali di categoria.

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