Scuola ancora in difficoltà con i nuovi contagi. Ma il governo ignora i problemi - di Raffaele Miglietta

Ci risiamo. Ad ogni aumento della diffusione del virus (ora è la volta della variante omicron) e dei contagi, la scuola entra in crisi, si complica la possibilità di dare continuità all’azione didattica, si ritorna inevitabilmente alla didattica a distanza.

Due anni sono passati dall’inizio della pandemia ma per la scuola è sempre lo stesso, anche perché poco e niente è stato fatto in questo periodo per mettere il sistema scolastico in sicurezza: le classi sovraffollate sono rimaste tali (così come il sistema dei trasporti locali per gli alunni); non è stato previsto l’organico aggiuntivo (docenti e ata) per sdoppiare le classi; non sono state costruite nuove aule; il distanziamento di un metro fra gli alunni non è ritenuto indispensabile.

Allora, di fronte ad una nuova ondata (del tutto annunciata) di propagazione del covid non resta che tornare alla vituperata didattica a distanza, anche se quasi nulla è stato fatto dall’inizio della pandemia per rendere più efficace questa modalità di fare lezione che, seppur non può sostituire la didattica in presenza, potrebbe comunque rappresentare, se ben organizzata e preparata, uno strumento utile per far fronte alle situazioni d’emergenza.

Senonché in questi due anni il governo ha investito scarsamente sulla formazione del personale scolastico (costretto ad auto-formarsi in proprio sulle metodologie e le tecnologie digitali) e ancor meno ha fatto per colmare le differenze di dotazione strumentale e di accesso alla rete da parte degli alunni, in particolare per quelli più disagiati economicamente.

L’unica e sola misura su cui ha puntato il governo per garantire la scuola in presenza è stata quella di obbligare tutto il personale scolastico al vaccino, non considerando erroneamente due cose: la prima è che il virus - specie nell’ultima variante - circola molto di più tra gli alunni i quali, dalla primaria in giù, sono scarsamente vaccinati; la seconda è che il virus si diffonde anche tra i vaccinati.

Da qui il completo fallimento dell’azione di governo sulla scuola che, per ottusità e mera cupidigia di risparmio, ha rinunciato ad ogni altra misura di sicurezza al di fuori della vaccinazione del personale, ed ora si ritrova ad imporre un rientro a scuola in presenza dopo le vacanze natalizie che è solo di facciata, disponendo misure improbabili e cervellotiche che scommettono sulla possibilità di scuole e Asl di testare e tracciare i contagi tra gli alunni, già naufragata quando il virus circolava meno.

Tanto è vero che moltissimi amministratori locali, temendo il collasso dei servizi sanitari, hanno ritenuto di disporre comunque la chiusura delle scuole nonostante la forte contrarietà del ministro dell’Istruzione, il cui comportamento ricorda quei generali della prima guerra mondiale che, come diceva Gramsci con riferimento a Cadorna, imponevano inutili sacrifici alle truppe essendo persuasi “che una cosa sarà fatta solo perché il dirigente ritiene giusto e razionale che sia fatta”.

Purtroppo non è così, non si può disporre ignorando la realtà. Così come non basta rimarcare l’importanza dell’istruzione per la democrazia nelle conferenze stampa (come ha fatto di recente il presidente del Consiglio Draghi) e poi non assumere le decisioni politiche e gli impegni economici conseguenti.

È sufficiente leggere quanto disposto dall’ultima legge di bilancio che non risolve nessuno dei problemi sopra richiamati necessari a garantire la scuola in presenza e inoltre stanzia pochissimi spiccioli per incrementare le retribuzioni del personale scolastico, lo stesso personale a cui si chiede di obbedire ad ordini del tutto irrazionali e incongrui rispetto alla realtà in materia di sicurezza da covid. Una realtà che dice che la battaglia della scuola in presenza per ora è persa, compromessa dai tanti contagi che colpiscono studenti e insegnanti, seppur vaccinati, che di fatto obbligano tante classi ad attivare la didattica a distanza.

Ma nell’immediato futuro sarebbe ancora possibile intervenire: dotando tutti gli alunni e il personale di mascherina Ffp2, notoriamente più protettiva; introducendo in tutti gli ambienti scolastici strumenti di areazione (evitando di dover stare con le finestre aperte anche d’inverno); estendendo l’obbligo vaccinale contro il covid a tutti gli alunni (già oggi per poter frequentare la scuola sono obbligatori i vaccini contro tutta una serie di altre malattie). Inoltre, in prospettiva, servirebbero misure strutturali su organici, edilizia, ecc. Ma per fare tutto questo ci vorrebbe una forte volontà e capacità politica, non generali o banchieri.

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