A dispetto del silenzio dei media italiani, una testimonianza sulla vitalità e sull’ampia partecipazione alla manifestazione, otto giorni dopo l’attacco terrorista.

Se dovessi dire cosa ha caratterizzato il Forum sociale mondiale del 2015, metterei ai primi posti il vergognoso silenzio della stampa e delle tv italiane. Un appuntamento mondiale che si teneva a Tunisi, a pochissimi giorni dal sanguinario attentato del Museo del Bardo, avrebbe dovuto attirare un’attenzione doppia rispetto all’ordinario. Invece nulla. Silenzio anche sulla manifestazione contro il terrorismo che si è svolta nella prima giornata (la prima manifestazione di questo genere, mercoledì 24 marzo, a soli otto giorni dall’attentato): eppure secondo gli organizzatori vi avrebbero sfilato circa 15mila persone. Sotto una pioggia battente, tanto insistente quanto insolita per il clima tunisino, che ha disturbato buona parte del Forum, senza comunque che questo significasse una sua minore riuscita. E sul percorso che cinque giorni dopo sarebbe stato lo stesso della manifestazione ufficiale. Quella, certo più numerosa ma assai meno spontanea, dei vip della politica mondiale.

Silenzio anche sulla piena riuscita del Forum nel suo insieme, che invece ha visto una partecipazione persino maggiore di quella già alta di due anni fa, nonostante l’attentato e il maltempo. Sarebbe bastato che qualche giornalista (magari anche di Rassegna.it) si trovasse all’imbarco del volo per Tunisi la mattina del 24, pieno come un uovo, per rendersi conto come l’attentato non avesse intimorito nessuno degli attivisti italiani. Oppure sarebbe bastato che si trovasse all’ingresso del Forum per tutta la mattina e il primo pomeriggio del 25 a contare la quantità di partecipanti in paziente attesa di ottenere il pass di entrata; oppure che si aggirasse per l’aeroporto, l’Avenue Burguiba o la Medina, per incontrare decine di ragazze e ragazzi con le pettorine blu impegnati ad orientare e dare indicazioni agli ospiti del Forum arrivati da tutte le parti del mondo.

Non sarebbe stato necessario neppure un commentatore politico: se fosse stato un addetto agli spettacoli avrebbe potuto scoprire che l’Istituto italiano di cultura aveva scelto proprio le giornate del Forum per organizzare nello storico Teatro Municipale il concerto jazz del gruppo di Enrico Rava (con quel giovane virtuoso pianista jazz che risponde al nome di Giovanni Guidi, a cui solo una settimana dopo il principale quotidiano italiano dedicava un’intera pagina).

Insomma, si è trattato di un silenzio pressoché totale, con l’eccezione del “manifesto”, su un evento grandioso, tanto più significativo per quello che era successo otto giorni prima. Che dire? Meglio per quelli che ci sono stati e che hanno potuto partecipare ad un evento tenuto nascosto ai più. Per chi scrive, esserci ha significato ritrovare lo stesso entusiasmo di due anni prima, un clima che ha subito fugato tutti i timori. Ha significato ritrovare le compagne e i compagni con i quali si erano convenute iniziative. Si è trattato, per me, di tre giornate intense, partecipando ai seminari sull’educazione co-organizzati dalla Flc Cgil: quello sull’ambizioso obiettivo della scolarizzazione secondaria per tutti, secondo step dopo la scolarizzazione primaria prevista dai Millennium Goals di Dakar, organizzato con Francesi dello Snes-Fsu e sindacati dell’Africa francofona; quello contro i trattati internazionali che mettono a rischio il carattere pubblico dei sistemi scolastici, con i tedeschi della Gew e i sindacati canadesi del Quebec; soprattutto quello sul diritto alla studio dei rifugiati organizzato dalla Gew e dai turchi dell’Egitim Sen, in cui è stato possibile illustrare il progetto per un Mediterraneo di Pace, sottoscritto dalla Flc Cgil siciliana e dai sindacati dell’educazione di Ugtt (Tunisia) e Utm (Marocco). 

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