La conferenza è l’occasione indicata dal Congresso per riorganizzare e rinnovare la CGIL, superandone i ritardi e le derive e affermando la rappresentatività e una contrattazione di qualità a tutti i livelli. La bozza di documento presentata dalla commissione nazionale contiene elementi di novità apprezzabili, ma ha ancora vuoti da riempire e impostazioni da rivedere e chiarire, anche con il contributo che le Categorie e le Camere del Lavoro apporteranno alla stesura finale, da votare al Direttivo nazionale.
Il nostro approccio è propositivo, aperto alla ricerca di soluzioni e sperimentazioni, nella convinzione che sia necessario ripensarci se vogliamo superare burocratizzazioni e accentramento dei poteri. E’ importante tenere insieme l’aspetto organizzativo con quello politico, e riaffermare i nostri principi di sinistra sindacale organizzata, la storia e la natura democratica e plurale dell’organizzazione, la sua autonomia di soggetto politico di rappresentanza sociale, per respingere gli assalti populisti, la democrazia plebiscitaria, la deriva valoriale dei partiti di governo e di una società che riduce la partecipazione e consegna i poteri nelle mani di pochi. Noi non siamo per la delegittimazione del principio della rappresentanza e della democrazia delegata.
Fare la conferenza è una scelta coraggiosa; non ci sono strade brevi, proviamo noi a realizzare quell’autoriforma tanto difficile quanto indispensabile per la CGIL per contrastare gli attacchi cui è sottoposta, e superare le difficoltà nel radicamento, nel rappresentare la complessità del mondo del lavoro e nell’esercitare la contrattazione. L’autoriforma è una responsabilità di tutto il gruppo dirigente; è indispensabile per rispondere alle aspettative delle persone, degli iscritti e delle iscritte. La conferenza deve parlare all’esterno, ma dev’essere utile a noi, a migliorare e a mettere in sicurezza l’organizzazione. Non può essere rimandata, né può essere trasformata, magari ad uso del circo mediatico, in uno scontro politico sui futuri assetti di potere interni. Così ci condanneremmo allo stallo politico e organizzativo.
Il cuore della conferenza è la qualità e l’espansione della contrattazione, con lo spostamento di risorse e di poteri verso il basso, senza togliere nessuna titolarità contrattuale, ma innalzando la qualità e il tasso di confederalità necessari alla sfida e allo scontro generale imposto dalla crisi e dal governo. Siamo il sindacato della partecipazione e della contrattazione, non un’organizzazione di opinione pubblica; da noi i segretari generali vengono eletti, non incoronati con le primarie. La conferenza dovrà dunque decidere, senza forzature statutarie né salti nel buio, come ripensarci e uscire insieme dalle difficoltà, con lo sguardo rivolto al futuro.

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