Dalla Conferenza d’Organizzazione un forte profilo identitario, all’altezza delle nuove sfide, con un investimento nella formazione del gruppo dirigente, a tutti i livelli

 

 

La Conferenza di Organizzazione deve essere l’occasione per adeguare la CGIL e le categorie alla nuova situazione che stiamo attraversando, alle difficoltà che oggi si incontrano in un mercato del lavoro profondamente mutato, all’esigenza di un rilancio dell’azione collettiva a tutela dei lavoratori e alla costruzione di una rappresentanza di quei lavoratori che oggi non intercettiamo o intercettiamo in modo insufficiente (giovani, precari, nuove forme di rapporti di lavoro).

Abbiamo la necessità di rispondere a esigenze immediate di riorganizzarci in modo diverso, a partire dall’utilizzo delle risorse, che saranno sempre più scarse, eliminando sprechi. Rispondendo meglio, nel contempo, alle domande di maggiore velocità di decisione senza, tuttavia, ridurre gli spazi di democrazia interna e la partecipazione alle scelte del gruppo dirigente diffuso: i nostri delegati e i nostri militanti. La velocità delle trasformazioni, i processi di globalizzazione, un quadro legislativo nuovo ci impongono l’assoluta capacità di padroneggiare gli strumenti della contrattazione e del nostro agire. La conoscenza, l’approfondimento dei processi, la circolazione dei saperi e delle esperienze diventa fondamentale e fa la differenza nella gestione di una vertenza e nella costruzione del consenso sulle nostre proposte.

La formazione, in questo quadro, è una priorità concreta per la costruzione di una CGIL rinnovata e maggiormente in grado di affrontare la nuova difficile situazione. Dobbiamo rendere disponibili spazi per rafforzare le competenze e le conoscenze delle compagne e dei compagni a tutti i livelli. Abbiamo la necessità di utilizzare al meglio le risorse, evitando sprechi inutili e con un approccio confederale. Vanno coordinati gli interventi affinchè le varie esigenze formative delle nostre strutture trovino le giuste risposte senza moltiplicare i capitoli di spesa per gli stessi titoli.

Sarebbe un errore pensare che la formazione debba riguardare le compagne e i compagni alle prime armi o funzionari e delegati dei territori, magari con poca esperienza. Per queste figure è assolutamente indispensabile. Ma anche chi ha grande esperienza o importanti ruoli di direzione deve riservare una parte del proprio tempo allo studio e all’approfondimento. Oggi non è più possibile pensare, se mai lo è stato, di non conoscere nel miglior modo possibile gli argomenti che si trattano.

La nostra è una società profondamente mutata negli ultimi anni, nella quale si sono prodotte gravi fratture generazionali. E’ diminuito, in particolare in larghe fasce delle giovani generazioni, il senso dell’azione collettiva, e spesso della solidarietà. Per questo abbiamo la necessità di rafforzare il profilo identitario di una organizzazione che si colloca dalla parte dei più deboli, che fa della solidarietà un valore fondamentale e della contrattazione uno strumento irrinunciabile. Una organizzazione che non rinuncia alla democrazia di mandato, che assume le regole della rappresentanza come vincoli assoluti per la misurazione del consenso e del ruolo di ciascuno.

Abbiamo la necessità, nel corso di questa Conferenza di Organizzazione, di declinare meglio la nostra identità, con l’obiettivo di conservarne e rafforzarne il profilo che fa della rappresentanza e della contrattazione la sua ragione di essere. La Conferenza di Organizzazione non può diventare un braccio di ferro tra confederazione, categorie e Spi su chi deve decidere le regole, le nuove forme in cui si declina la democrazia interna, lo stesso utilizzo delle risorse. Dobbiamo avere la capacità di affrontarla con l’obiettivo di adeguare l’organizzazione alla mutata situazione; altrimenti rischiamo di farci male, e non ne abbiamo davvero bisogno.

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