La testimonianza di una compagna delle CCOO sulla vittoria elettorale delle coalizioni di sinistra alternativa nelle elezioni municipali spagnole 

Nelle ultime settimane si sono prodotti avvenimenti politici chiave in Catalogna e in Spagna, specialmente a livello municipale, perché mentre i processi di convergenza hanno giocato ruoli più residuali (con qualche rispettabile eccezione) nelle elezioni per i governi autonomi, al contrario c’è stata un’autentica marea di cittadinanza nei governi locali.

Per capire questa vera ventata democratica, va tenuto presente il contesto nel quale si sono tenute le elezioni: più di cinque milioni di persone senza lavoro, con un tasso di disoccupazione superiore al 21%; tagli e privatizzazioni nei servizi pubblici che portano allo smantellamento dello stato sociale, mentre si immettono 80 miliardi di euro nel sostegno delle banche; emigrazione giovanile verso l’estero; corruzione generalizzata che interessa con maggiore intensità i due partiti al governo in Catalogna e in Spagna (CiU e PP).

Una situazione di autentica emergenza sociale, che la gente ha saputo identificare come un rischio per la sopravvivenza stessa come popolo, dando priorità all’unità d’azione negli obiettivi piuttosto che alle possibili differenze. Di qui un processo che, in queste elezioni municipali, ha preso impulso dal basso, tra la gente, nel vivo delle mobilitazioni sociali che hanno creato un campo di lavoro comune, dalla fraternità alla lotta.
E’ stato un processo con enormi ostacoli: taciuto, quando non direttamente combattuto e calunniato dai mezzi di comunicazione di massa; ostacolato dai poteri pubblici. Solo un elemento ha permesso di recuperare queste difficoltà: la militanza e l’attivismo, la solidarietà e la fraternità.

Il risultato è stato la perdita della maggioranza assoluta da parte del PP in tutto il territorio tratte che a Ceuta. Per la prima volta, candidati della sinistra alternativa hanno la possibilità di governare come prima forza politica in città come Madrid, Barcellona, Saragozza, Valencia e Corugna, tra le altre.

Assistiamo alla sostituzione di forze neoliberiste, profondamente disumane e antisociali, da parte di ampi movimenti di unità popolare che hanno come obiettivo un cambiamento sociale di rottura democratica. Che mettono al primo posto la politica e subordinano l’economia ai bisogni delle persone, per un cambiamento che rigeneri la politica e le istituzioni.

Le prospettive di cambiamento annunciate da questi risultati, unite alla vittoria di Syriza in Grecia, lasciano intravedere una speranza per il sud dell’Europa, una iniezione di morale per continuare e continuare ancora a lottare per cambiare le cose. Per farla finita con l’austerità, per porre fine all’aritmetica della Troika che vuole appropriarsi della ricchezza dei popoli, che vuole chiudere i nostri ospedali e le nostre scuole, condannare alla miseria milioni di persone, e bloccare qualsiasi possibilità di avere un futuro come società, mentre crescono privilegi indecenti.

Soprattutto presagisce la certezza che la nostra lotta è comune ai lavoratori e ai popoli europei: la lotta per ripristinare la sovranità popolare, per essere soggetti attivi in grado di definire il nostro futuro, senza l’odiosa tutela di quelli che hanno soppiantato la democrazia con l’economia. Una scintilla di speranza per rendere possibile una maggiore unità tra i popoli europei, per superare la vecchia strategia dei grandi gruppi di potere capitalistici: attaccare i più deboli per perpetuare il loro dominio. Un invito a pensare globalmente e agire localmente, in situazioni differenti ma con un unico obiettivo: difendere i nostri diritti di lavoratrici e lavoratori, i nostri diritti di cittadinanza.

Per renderlo possibile bisogna rispondere agli attacchi del neoliberismo, aggregando tutte le forze che concordano contro i grandi gruppi di potere economico e i partiti che li rappresentano. Abbiamo bisogno di un progetto di aggregazione nell’azione e negli obiettivi con i movimenti sociali, le organizzazioni politiche, sindacali, di vicinato, studentesche, dei disoccupati che condividono gli obiettivi di difesa e ampliamento dei diritti sociali.

Abbiamo bisogno in definitiva, a partire dal lavoro congiunto sviluppato nella mobilitazione sociale e politica, di andare a un nuovo spazio politico comune, un fronte ampio, una unità popolare che renda possibile la materializzazione di un’opportunità storica: porre fine al bipartitismo dell’austerità, mettendo le persone prima dell’economia e aprendo il passo alla politica.
Questa è la grande speranza, perché da soli non possiamo, ma insieme sì, perché siamo più e più forti.

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