Un nuovo “Statuto” ha l’ambizione di integrare, aggiornare e ridefinire i diritti fondamentali di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori 

Nel Direttivo nazionale CGIL del 5 giugno è iniziato il primo confronto sulla bozza di proposta avanzata dalla segreteria sul nuovo “Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori”. Un impegno, questo, assunto e condiviso nel documento approvato nel Direttivo del 18 febbraio.

La CGIL compie così una scelta di ordine generale, valoriale e culturale, che rimette al centro il lavoro e i diritti. E’ una sfida, in un contesto sociale e politico complicato, che non può essere affrontata con la leggerezza, il pressapochismo o la disattenzione che si sono visti nel primo confronto nazionale.

Per noi la legge 300/70, dopo 45 anni, mantiene il suo valore e la sua forza. E’ una conquista fondamentale, ottenuta nel tempo con dure lotte, che ha creato un clima di rispetto della dignità e della libertà umana nei luoghi di lavoro, in applicazione, pur parziale, della nostra Costituzione. E’ ancora oggi una legge di deterrenza e di valore generale, che non si può considerare vecchia o superata, pur nella consapevolezza dell’esigenza assoluta di un nuovo Statuto fondato su principi, norme e valori generali da rendere esigibili, con l’ambizione di integrare, aggiornare e ridefinire i diritti fondamentali, le tutele e le garanzie di tutti i lavoratori e lavoratrici.
L’obiettivo è quello di riunificare e rappresentare il mondo del lavoro, estendere i diritti universali includendo tutti, a partire dai lavoratori dipendenti, e ricostruire, attraverso il diritto al lavoro, quello alla cittadinanza. Questo significa per noi dare continuità ai valori e ai principi sanciti con la legge 300, ripristinare il diritto a non essere licenziati “senza giusta causa” ma, contemporaneamente, superare i limiti di non applicazione nei luoghi di lavoro sotto i 15 dipendenti, e di adeguamento ai cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro e nella legislazione dal 1970 ai giorni nostri.

E’ una risposta alla frammentazione e alla tanta precarietà e marginalità presenti nel mondo del lavoro, per garantire a tutti diritti universali e un egualitarismo che offra pari opportunità e dignità. Per riaffermare e allargare la possibilità di organizzarsi senza essere discriminati o licenziati per attività o idee politiche e sindacali, a prescindere dalla forma contrattuale e dalla dimensione dell’impresa. Una proposta non solo difensiva ma propositiva, come quella sugli appalti - che pur ci interroga per l’esiguo numero di firme raccolte sulla proposta di legge di iniziativa popolare - in risposta agli attacchi e agli interventi del governo sui diritti e sulla rappresentanza operati con il jobs act.

Il nuovo Statuto deve favorire, ampliandole, la contrattazione e la rappresentanza, e mantenere il rapporto con quanto previsto dalla nostra Costituzione - in particolare negli articoli 1,2, 4, 39, 41 e 46 - in tema di democrazia sociale, eguaglianza, salario equo e lavoro dignitoso. E’ una proposta in controtendenza da costruire insieme, da condividere, come previsto, con il voto di delegati e delegate, iscritti e pensionati.
Si dovranno creare alleanze, si dovrà coinvolgere la società, le forze politiche e di rappresentanza sociale, CISL e UIL, e soprattutto si dovrà sostenere questa proposta con l’iniziativa, con la raccolta di firme e con la mobilitazione di tutta la CGIL e non solo.

In questo contesto, con questi rapporti di forza e la mancanza di una sponda politica, non sarà facile rivendicare e conquistare il nuovo Statuto, ed è proprio per questo che la CGIL deve ritrovare, attorno agli obiettivi scelti, la sua unità e la sua coerente determinazione. 

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