Una maggioranza solidale di cittadini europei sta finalmente costruendo una risposta di civiltà all’immane tragedia di profughi e migranti, vittime delle politiche neocoloniali dei governi europei e occidentali


Né coi muri, né coi fili spinati si possono fermare le persone in fuga da guerre, conflitti e povertà. Si tratta di un grande crimine non accogliere questi uomini, donne e bambini. Una vergogna e dolore per la civiltà umana. Quanti atteggiamenti, parole che ricordano il nazismo contro persone che scappano da guerre, dittatori sanguinari o, semplicemente, dalla miseria. Profugo, clandestino, immigrato, extracomunitario... parole vuote, che sanno di pre-rivoluzione francese. Una rivoluzione illuminata che aveva come bandiere libertà, uguaglianza, fraternità. Una rivoluzione di più di due secoli fa! Dove siamo finiti oggi se un uomo può essere clandestino nel mondo? Se ci sono frontiere che sono muri, virtuali ma sempre muri? Ma quanto siamo regrediti in due secoli? Che mondo offriremo a quei pochi figli che abbiamo? Sentire certe parole da Inglesi o Ungheresi lascia allibiti e sconcertati sul futuro che ci attende. Un futuro buio che sa di medioevo.

L’unica vera risposta europea al dramma dei rifugiati è quella di consentire vie d’accesso legali in Europa, aprendo corridoi umanitari in grado di sconfiggere i trafficanti di esseri umani, e garantire un sistema di accoglienza diffusa e dignitosa. Occorre che tutta la comunità internazionale intervenga per via politica per risolvere i conflitti in atto in varie parti del mondo e per mettere in campo politiche di cooperazione allo sviluppo e di lotta alla povertà. Lavorare per superare le diseguaglianze che vi sono nel mondo e che rappresentano la causa principale della grande crisi economico e sociale che stiamo vivendo. Non siamo di fronte ad un’emergenza, ma ad un fenomeno strutturale che risponde ai profondi squilibri economici e demografici, aggravati dalle politiche di rapina occidentali, colonialiste e post colonialiste.

Di più: siamo di fronte al sacrosanto diritto delle persone di muoversi liberamente, per loro libera scelta. Oggi non è così, né per la tragica necessità di scappare (da fame, guerre, persecuzioni, violenze), né per la possibilità di transitare e arrivare “legalmente” e con pieni diritti di cittadinanza. E’ toccato ad un bambino siriano di 13 anni spiegare al poliziotto di frontiera che se in Siria non ci fosse la guerra (oggi vediamo con più chiarezza, accanto alla brutalità del dittatore Assad, quanti governi stranieri stanno intervenendo a finanziarla e fomentarla per i loro interessi strategici), lui, la sua famiglia, da quattro a sei milioni di persone non sarebbero certo fuggite e non avrebbero affrontato il drammatico calvario dei campi profughi, della deportazione via mare o via terra, delle barriere continuamente innalzate dai paesi “democratici” e “civili”.

Abbiamo assistito, stiamo assistendo a scene e atti di grande violenza, razzismo e disumanità, istituzionali prima di tutto, ma anche di gente misera e vigliacca istigata dagli imprenditori dell’odio di cui, purtroppo, il ventre molle dell’Europa è sempre gravido. Ma, fortunatamente, abbiamo assistito e stiamo assistendo – partecipi, come sempre – anche al risveglio in massa di quella maggioranza silenziosa di europei che conosce e pratica quei principi rivoluzionari di due secoli fa, e vede nell’arrivo di altri esseri umani (lasciamo che le “bestie” si isolino da sole ….) un’occasione di arricchimento umano, di solidarietà, di convivenza e costruzione di un futuro comune. Al di là della realpolitik - più o meno intelligente e aperta - dei meschini governanti europei, è la mobilitazione di quest’altra Europa che fa ben sperare per un futuro diverso.

Un’Europa aperta e solidale, consapevole dei diritti di tutti, indipendentemente dalle frontiere e dal paese di nascita, può forse recuperare il senso di un progetto di unità e convivenza dei popoli. Oltre la barbarie, le barriere e, si parva licet, il dominio infinito della finanza e dell’austerità.

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