Dopo sette anni di lotte i lavoratori autoferrotranvieri riconquistano il contratto nazionale di lavoro. La clausola sociale e la conferma dell’articolo 18 fra i punti qualificanti dell’intesa.

Finalmente! Dopo sette lunghissimi anni gli autoferrotranvieri riconquistano il loro contratto nazionale. Centodiecimila lavoratori ancora uniti sotto un unico contratto, nonostante il settore sia sempre più frammentato. Sette anni difficili, fatti di scioperi, rotture, richieste datoriali che tentavano di mettere in discussione diritti conquistati nel tempo. Sette anni di una trattativa avvenuta dentro la crisi economica generale e del settore. Un settore privato di risorse e dell’attenzione necessaria da parte dei governi e degli enti locali, nonché dentro il percorso di accelerazione dei processi di messa a gara e di appalto dei servizi. Sette anni che hanno deteriorato le relazioni sindacali e messo a dura prova la tenuta stessa di un contratto nazionale di settore, complice la mancanza di mediazione dei vari governi.

Una strada in salita che ha visto, nella sottoscrizione del testo contrattuale, il tentativo di dare delle risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori del trasporto pubblico locale, ripristinando la normalità delle relazioni sindacali, e costruendo un impianto normativo che tuteli l’occupazione. Così è, in particolare, per l’importante clausola sociale che garantisce le lavoratrici e i lavoratori; introducendo, in caso di passaggi del personale fra un’azienda e l’altra a qualunque titolo - perfino in caso di cambio di appalto - il mantenimento dello stesso trattamento economico normativo. e un fondo di sostegno al reddito per coloro che dovessero essere espulsi dal ciclo produttivo. Un sistema di garanzia a tutela dei lavoratori, soprattutto in considerazione degli appetiti privati e delle istanze di liberalizzazione del settore.

La firma ha portato nelle tasche dei lavoratori 100 euro mensili a regime per 14 mensilità, più un contributo per tutti, iscritti e non, sulla previdenza complementare e la sanità integrativa. Questo nonostante la carenza di fondi e i consistenti tagli al finanziamento statale, che hanno portato molte aziende in condizioni di dissesto o addirittura al fallimento.

Il contratto dà delle risposte anche in tema di welfare contrattuale, e lascia inalterati istituti quali la malattia, l’orario medio settimanale, la volontarietà delle prestazioni straordinarie. Il contratto inoltre salvaguarda la tutela reale prevista dall’articolo 18 della legge 300/70, Statuto dei Lavoratori, sia per i lavoratori a tempo indeterminato che per i contratti di apprendistato trasformati anche successivamente al 7 marzo 2015.

La parola ora passa alle assemblee e al giudizio dei lavoratori, con il referendum di questi giorni che, sulla base del Testo Unico del 10 gennaio 2014, darà definitiva validazione all’intesa raggiunta. Sappiamo che in molti stanno remando contro e continueranno a farlo, ma siamo fiduciosi che le lavoratrici e i lavoratori capiranno l’importanza di aver riconquistato il contratto nazionale di lavoro, in questo difficile momento storico per il paese e per il settore, e di fronte all’attacco generale di governo e padronato all’istituto stesso del contratto nazionale. Una affermazione del “sì” vorrebbe anche dire ripartire verso nuovi obiettivi. E soprattutto riprendere con forza il percorso, interrotto troppo tempo fa, del Ccnl unico della mobilità.

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