Sono di questi giorni i decreti attuativi della legge delega Madia sulla riforma della Pubblica amministrazione, fra cui quelli sulle società a partecipazione pubblica e sui servizi pubblici locali. Dai testi a disposizione emerge la riconferma che il governo mira a ridurre i costi della Pubblica amministrazione, rafforzare ed estendere un assetto concorrenziale, favorire processi di dismissione e di privatizzazione dei servizi.

Nel Testo Unico sulle società partecipate viene confermata la norma, già prevista dallo Sblocca Italia e dalla legge di stabilità 2015, che esclude dai vincoli dei patti di stabilità i proventi da dismissione e vendita di quote di proprietà nelle società controllate o partecipate. Si mira a ridurre il perimetro della gestione pubblica, anche per immediate esigenze di fare cassa, a fronte dei continui tagli di risorse agli enti locali. In netto contrasto, per quanto riguarda in particolare l’acqua, con l’esito referendario del 2011, che sanciva la gestione pubblica del sistema idrico, e la non profittabilità e remunerazione del capitale investito.

La Cgil deve far emergere una netta distinzione fra enti inutili, doppioni, organi di amministrazione ipercostosi e senza funzioni reali, e le società che svolgono funzioni e servizi di pubblica utilità, che vanno salvaguardate e sottratte a logiche di svendita e privatizzazione. I servizi pubblici locali gestiscono risorse e servizi fondamentali per i cittadini: dal sistema idrico all’igiene urbana, dall’erogazione del gas a quella dell’energia, fino al sistema di mobilità e trasporto. Sono una parte importante del tessuto economico di un territorio e un aspetto essenziale della qualità dello sviluppo e del welfare. Sono beni e servizi per loro natura di pubblica utilità che, per le loro caratteristiche infrastrutturali e la loro dimensione e diffusione territoriale, richiedono una gestione di tipo industriale e risorse economiche e finanziamenti rilevanti. Eppure devono operare in condizioni di regolazione e di mercato continuamente modificate da cambiamenti legislativi e normativi.

Il nuovo Testo Unico sui servizi pubblici locali conferma la competenza delle Regioni per la definizione degli ambiti territoriali ottimali (Ato) nei diversi servizi, la costituzione dei rispettivi enti di governo, l’obbligo degli enti locali di aderirvi, ribadendo il vincolo del gestore unico per ogni Ato. Viene confermata la titolarità degli enti di governo di ogni Ato sulle modalità di affidamento dei servizi, lasciando aperte tutte le possibili opzioni di scelta previste dalle direttive europee.

E’ confermata anche la possibile gestione in house. Ma, introducendo per le pubbliche amministrazioni vincoli, obblighi di accantonamento di bilancio, e di remunerazione di eventuali precedenti gestori, si rende questa scelta più onerosa e complessa. E’ poi preoccupante la nuova norma che sembrerebbe escludere la possibilità di gestire i servizi pubblici di interesse economico generale “a rete” con le aziende speciali. Se la gestione pubblica non è garanzia automatica di efficienza e qualità, lo stesso vale ancor di più per la gestione privata. In molti casi questa ha determinato un aumento delle tariffe, e dei dividendi, molto più del tasso d’ inflazione, data la priorità del più alto margine possibile di utile e profitto.

La Cgil deve porsi l’obiettivo di governare i processi in atto coniugando le esigenze di carattere industriale, di investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture e il miglioramento della qualità dei servizi, con la natura di beni e servizi di pubblica utilità: garanzia di accesso universale a costi sostenibili; mantenimento di ruolo, funzioni, presenza pubbliche di regolazione, controllo, partecipazione, e anche di gestione diretta dei servizi.
Vanno contrastate e modificate le scelte di dismissione immotivata, o di riduzione delle quote di partecipazione pubblica al di sotto del 51%. Processi di aggregazione dimensionale e territoriale, utili per garantire maggiore capacità d’investimento, economie di scala, sinergie gestionali, vanno collocati in procedure chiare e trasparenti su caratteristiche qualitative, modalità e tempi di affidamento dei servizi, definizione del sistema tariffario, garanzie sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro, monitoraggio e controllo.

E’ necessario per la Cgil rafforzare e coordinare l’azione sindacale a tutti i livelli, rivendicando tavoli di negoziazione con tutti gli interlocutori istituzionali su attuazione della normativa, regolazione della materia, realizzazione di piani definiti, individuazione di risorse necessarie, criteri e livelli essenziali di accesso e qualità dei servizi, modalità di affidamento, piani industriali, garanzie occupazionali e contrattuali.

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