A furia di rottamare andrà in archivio anche la figura del segretario comunale. Non accadrà domani e nemmeno fra una settimana, ma l’ennesima riforma della pubblica amministrazione è già in rampa di lancio. Renzi il nuovista e la sua ministra Marianna Madia sono convinti che in questo modo, con la semplificazione delle procedure, le pubbliche amministrazioni saranno più vicine ai bisogni e alle necessità dei cittadini. O almeno vendono così la riforma, aiutati da una propaganda asfissiante che dipinge il dipendente pubblico come un fannullone mantenuto dalla comunità che paga le tasse. Uno che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa, o addirittura fa timbrare il cartellino al collega per andare al mare.

“Nei telegiornali si rincorrono le storie di dipendenti infedeli - spiega Marina Inches - che sono da condannare, certo. Però mi colpisce la sparizione dai palinsesti di tutte le inchieste sui colletti bianchi, sui manager corrotti e sugli affari milionari all’insegna dell’illegalità”. Inches fa di mestiere il segretario comunale ad Ardea, popolosa cittadina laziale a cavallo tra Roma, Viterbo e Latina. Un lavoro delicato e complesso, per il quale sono necessarie competenze fuori dall’ordinario. Specialmente in un paese come l’Italia dove, solo per fare un esempio, l’inchiesta romana “Mafia Capitale” ha scoperchiato un tombino maleodorante di appalti e finanziamenti legati mani e piedi al malaffare.

Il segretario Inches ama il suo lavoro, racconta subito di quando, appena laureata in giurisprudenza, mentre studiava per entrare in magistratura, vinse il concorso statale e diventò dirigente della pubblica amministrazione. “Avevo solo venticinque anni, i miei genitori non erano troppo contenti della mia scelta. Eppure io mi appassionai rapidamente a questo lavoro. Pensa, era il 1997, da allora son passati quasi vent’anni”. Da Roma la giovane neolaureata deve emigrare in Piemonte, in un comune minuscolo, non più di 1.500 residenti. “Mi rimboccai le maniche, riorganizzai la mia vita. Era un ruolo di responsabilità. Specialmente in un paese piccolo il segretario comunale è una figura di riferimento, come il maresciallo dei carabinieri e il farmacista”.

Passano gli anni, Marina Inches diventa sempre più brava nel suo lavoro, alla fine arriva il trasferimento vicino a casa. Ad Ardea, cinquantamila abitanti. “Un bel salto. All’inizio non è stato facile, soprattutto al livello familiare. Ma sono esperienze che professionalmente ti arricchiscono, molto”. Passando dal Piemonte al Lazio cambia anche il contesto sociale: “Siamo garanti della legalità, ed è facile capire come non sia la stessa cosa lavorare in un piccolo comune in provincia di Alessandria, o in un grande comune alle porte di Roma”.

In Italia la corruzione è endemica. “E gli anticorpi vanno aumentati, non diminuiti - dice subito Inches - non è un caso che a Roma il commissario prefettizio Tronca abbia deciso di avere accanto a sé un segretario comunale, per coadiuvarlo nell’immenso lavoro che deve fare”. Con l’abolizione dei segretari comunali e provinciali si profila un nuovo sistema, più politico e meno virtuoso. Storicamente i segretari sono stati considerati come soggetti pubblici ‘terzi’, funzionari dello Stato. Non è un caso che da più parti si sostiene che le norme introdotte dalla legge delega 124/2015 (la riforma Madia, ndr) manifestino rilevanti profili di incostituzionalità. “I segretari comunali verranno in parte sostituiti dal direttore apicale - puntualizza Inches - una parte potrà essere reclutata senza concorso, violando il principio costituzionale che riguarda l’accesso all’impiego solo da parte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni”.

Per Inches il ruolo di prevenzione della corruzione è basilare: “Solo chi conosce la macchina amministrativa comunale può svolgerlo con successo, combattendo il malaffare”. I segretari comunali sono 3.500, impegnati in tutte le municipalità più importanti e popolose della penisola. La stessa autorità anticorruzione del governo ha voluto ricordare che, dove non ci sono i segretari comunali, è difficilissimo controllare cosa avviene sul territorio. Ma anche questo non è bastato a far cambiare idea al governo. “Abbiamo protestato vivacemente, la Funzione pubblica Cgil ci ha dato una mano, e insieme siamo andati in audizione a Montecitorio”.

Per giunta alla riforma si assommano i continui tagli al pubblico impiego: “Stipendi massacrati, blocco del turn-over: già oggi ogni sindaco può affidare al segretario comunale compiti eccezionali per far fronte alle carenze di organico e di finanziamenti”. Marina Inches ama il suo lavoro delicato e complesso. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. 

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