Partiti. Dal 9 aprile la CGIL sarà nelle piazze e nei luoghi di lavoro con i banchetti per la raccolta delle firme sulla legge di iniziativa popolare per la “Carta dei Diritti universali del lavoro”, nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, e per tre referendum abrogativi che sostengono la proposta.
Quattro firme per affermare la centralità del lavoro e la “dignità e la libertà” delle persone che lavorano, alle quali devono essere intestati diritti fondamentali e universali, indipendentemente dal rapporto di lavoro e dal tipo di impresa.
E’ una scelta strategica per uscire dalla difensiva e aprire una nuova fase, per riunificare e rappresentare l’insieme del mondo del lavoro di oggi e garantire a tutti, giovani e meno giovani, quegli stessi diritti fondamentali che da vent’anni provvedimenti al ribasso stanno mettendo in discussione, in favore dell’impresa e del mercato.
Dignità, libertà, democrazia, inclusione e partecipazione: questi gli obiettivi valoriali che la CGIL ha posto al centro di una forte mobilitazione, per un nuovo modello contrattuale e una democrazia partecipata nei luoghi di lavoro attraverso le Rsu, il ruolo di delegate e delegati, e il voto dei lavoratori sui contratti.
Vogliamo opporre un’innovata confederalità a una politica sorda e a un governo che interviene a gamba tesa, saltando le organizzazioni di rappresentanza e inventandosi, con il jobs act, un rilancio di corto respiro dell’occupazione e del lavoro, perché fondato solo sugli incentivi a pioggia per le imprese, senza una reale politica industriale e di sviluppo.
Forte del mandato ricevuto dal voto di oltre un milione e mezzo di iscritti, la CGIL si rivolge a tutto il paese per un’azione riformatrice che attui, valorizzandoli, la Carta costituzionale e lo Statuto dei lavoratori del 1970.
Tante firme per uscire dalle politiche di austerità centrate sul mercato e sul profitto e rafforzare la democrazia e la centralità del lavoro, e insieme una mobilitazione unitaria straordinaria per il rinnovo dei Ccnl, per ridare certezze ai pensionati, ai lavoratori scippati del diritto ad uscire dal lavoro, e ai giovani che faticano a entrarvi e rischiano pensioni da fame.
Siamo in mare aperto, e possiamo reggere la sfida, pur in un contesto difficile, consapevoli della nostra storia e forti della militanza di tanti uomini e donne, e dell’unità e del senso di appartenenza del gruppo dirigente.
La posta in gioco è alta, e non per questo o quel dirigente, ma per tutta la CGIL. Saranno mesi impegnativi, di militanza straordinaria per la raccolta delle firme.
E noi, come sempre, ci saremo.