James Bond dovrà rinunciare alla sue giacche su misura griffate Brioni? Il rischio c’è, ed è una notizia. L’agente segreto più famoso del mondo veste italiano, questioni di stile. Ma la ditta che dall’Abruzzo ha contribuito a esportare il made in Italy nel pianeta ha annunciato quattrocento esuberi. Un taglio secco di un terzo del personale. «Questi licenziamenti sarebbero il cataclisma per l’intera area vestina», dice subito Giancarlo Delle Monache, sedici anni di lavoro in Brioni.

Nonostante l’abitudine all’ago e al filo, ricucire lo strappo sarà difficile. La Brioni Roman Style ha comunicato un piano che prevede diverse centinaia di mobilità - parola più elegante di licenziamenti ma il concetto è lo stesso - tra gli stabilimenti abruzzesi di Penne, Civitella Casanova e Montebello di Bertona, e in quello di Curno nel bergamasco. Il colpo è durissimo, perché non è solo 007 a vestire Brioni: la casa di moda ha disegnato, tagliato, cucito e spedito abiti su misura per la Casa Bianca (Barack Obama), per il Sultanato del Brunei nel Borneo. Perfino Terminator Schwarzenegger si è fatto confezionare degli abiti Brioni.

“Questa vertenza coinvolge quasi ogni familiare del comprensorio vestino - sottolinea Delle Monache - il 95% degli addetti è di queste parti. Solo il 5% viene a lavorare da altre province”. Da settimane si susseguono incontri, confronti e tavoli tecnici, l’ultima assemblea sindacale ha riempito lo stadio della gloriosa Penne calcio. Di più: i dipendenti dell’azienda di alta moda hanno protestato sotto la sede dell’assessorato regionale alle attività produttive.

Nel 2012 Brioni è stata acquistata dalla holding francese Kering. Da allora gli affari non sono andati bene. “Paghiamo politiche industriali sbagliate - spiega Delle Monache - una decina di anni fa gli Stati Uniti erano il nostro interlocutore privilegiato. Poi sono stati spesi 26 milioni di euro per aprire negozi in Asia. Ma la risposta non è stata all’altezza delle aspettative, né tanto meno della spesa. Nel mentre abbiamo perso quote di mercato negli Stati Uniti. Le ultime cinque collezioni, fatte per incontrare i gusti dei nuovi mercati, non seguivano neppure il nostro stile”.

Delle Monache è entrato in Brioni il 4 settembre 2000. “Sono un figlio d’arte - scherza - mia madre ha lavorato qui per trentanove anni”. Il reparto di Delle Monache, taglio e disegno, è stato temporaneamente trasferito a Civitella: “Uno smottamento di terreno ha creato problemi nello stabilimento principale, quello di Penne, dove lavorano 750 addetti”.

Negli anni d’oro i dipendenti erano quasi 1.500 e i capi prodotti 70mila. Poi anche anche in Brioni è arrivata la crisi, che ha colpito quasi ovunque ma soprattutto l’Europa, (complici le politiche Ue). Risultato: nel 2016 si calcola di realizzare poco più di 31mila abiti. “La nostra è una vertenza di carattere nazionale - precisa Delle Monache - perché Brioni è un marchio di eccellenza nel nostro paese, un esempio di alta sartoria maschile nata nell’immediato dopoguerra”.

All’inizio dell’anno i vertici aziendali hanno comunicato ai sindacati la ‘concreta possibilità’ di importanti tagli del personale. “La professionalità di centinaia di lavoratori verrebbe dispersa. Con l’inizio della crisi nel 2008-2009 era già stata avviata una ristrutturazione. Negli ultimi cinque anni sono uscite dal perimetro dell’azienda oltre 270 persone, le ultime 60 con la mobilità volontaria sottoscritta a fine 2015”.

Il resto è cronaca, la vertenza ha prodotto incontri su incontri con le organizzazioni sindacali, per evitare l’ennesima emorragia di posti di lavoro. “Abbiamo aperto un tavolo ministeriale per mantenere l’organico attuale, anche dopo la scadenza dei contratti di solidarietà. Ma il rischio concreto che l’azienda possa agire unilateralmente, è sempre dietro l’angolo”. Ora è il sindacalista della Filctem a parlare: “La riduzione di orario da quaranta, a trentasei e poi a trentadue ore, comporta una riduzione di stipendio insostenibile”. Perché se i vestiti Brioni costano tanto, gli stipendi degli impiegati costano poco ai padroni.

“Fra prepensionamenti e incentivi all’esodo, in pochi anni sono andati perduti molti posti di lavoro. Chi ha accettato l’incentivo fatica a ritrovare un impiego. E l’età media degli addetti è fra i quaranta e i cinquant’anni”. Un problema serio. Delle Monache parla di “tempesta perfetta”, parafrasando il titolo di un celebre film. “Fra sanità e Brioni la realtà del Vestino è sempre più difficile”. La speranza è che sia l’ultimo anno di crisi, anche perché gli altri marchi del lusso, nonostante la crisi, continuano a fare affari. I lavoratori vorrebbero tornare tra stoffe, filo e aghi, senza doversi preoccupare di altro.

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