A ottobre saremo chiamati a votare nel referendum sulla riforma costituzionale proposta dal governo. La Cgil, come in passato, in autonomia e in coerenza con la sua natura confederale, affronterà la necessaria discussione, libera da pregiudizi e strumentalizzazioni, attenta al merito e non agli schieramenti già delineati.
Il referendum è lo strumento di democrazia diretta per eccellenza: non a caso anche noi lo utilizziamo per sostenere la proposta di legge sulla Carta dei diritti. Si chiede al popolo sovrano un giudizio dirimente su una riforma vitale per il futuro assetto democratico del paese. Ma la si presenta come una prova di forza tra presunti innovatori e conservatori, definendola demagogicamente “storica”, come già quella sul mercato del lavoro.
Nei fatti, questa riforma si prefigura come un intervento a gamba tesa più funzionale a chi governa e gestisce il potere che al paese reale. Il premier ha voluto, irresponsabilmente e con arroganza, trasformare il confronto in uno scontro personale, legando all’esito del referendum le sorti personali e quelle del governo. Dobbiamo impegnarci per accrescere la consapevolezza e motivare la partecipazione dei lavoratori-cittadini, con una campagna di informazione che restituisca forza e valore alla nostra Carta costituzionale, e faccia chiarezza su merito e conseguenze della riforma. Per noi la democrazia significa partecipazione consapevole, più potere decisionale ai lavoratori e ai cittadini, contro la concentrazione di poteri in una sola persona o nell’esecutivo.
In occasione del referendum costituzionale del 2006 la Cgil sancì, nel documento conclusivo del XV Congresso, il suo impegno affinché i cittadini respingessero con un “No” la controriforma costituzionale del governo Berlusconi. L’attuale riforma, presentata come necessaria per il governo del paese, con il suo approccio populista sulla riduzione dei costi della politica, del numero dei senatori e sulla sburocratizzazione del sistema democratico, nasconde, come allora, elementi deleteri e pericolosi.
E’ una riforma che coinvolge il 35% degli articoli della Costituzione e, pur con alcuni aspetti positivi, porterà con sé, fra Senato di nominati e nuova legge elettorale con premio di maggioranza, conseguenze pericolose per l’assetto democratico futuro. Sono in gioco principi costituzionali fondamentali, la natura delle istituzioni, l’equilibrio di garanzia democratica tra i poteri, e la stessa forma di democrazia parlamentare sancita dalla Costituzione. Approfondiremo, discuteremo e decideremo, nel confronto interno alla Cgil, il nostro orientamento collettivo. Ci sono però buone ragioni per esprimere coerentemente il nostro “No”, in difesa dell’anima della democrazia: la nostra Costituzione.