Il 12 maggio scorso è morto Luigi Mara, colpito da un improvviso malore (emorragia cerebrale) che in poche ore gli è stato fatale. Aveva 76 anni ed era in piena attività. I suoi familiari e le compagne e i compagni di Medicina Democratica sono rimasti molto scossi. Due giorni dopo, con una cerimonia laica al comune di Castellanza, è stato commemorato in una sorta di assemblea pubblica, con grande partecipazione. Castellanza, in provincia di Varese, era la città dove viveva e da dove aveva cominciato la sua lotta per la salute. Aveva lavorato nella più grande fabbrica di quella città, la Montedison. Il suo impegno in fabbrica si è rivelato fin dai primi anni e si è accentuato dopo il grave infortunio sul lavoro che gli aveva portato via le braccia, nel 1967. Era nel consiglio di fabbrica, che aveva coinvolto nella lotta contro la nocività sul lavoro. Si trattava di una ben nota fabbrica chimica, nella quale le esposizioni a sostanze tossiche erano all’ordine del giorno.

Per il suo impegno sindacale e politico aveva varie volte sperimentato il licenziamento: ma sempre era stato reintegrato, per via giudiziaria e per la mobilitazione dei lavoratori. Questo anche per il suo modo di concepire la lotta: molto rigoroso e preciso, assolutamente attento ai diritti costituzioni e del lavoro, divenuti pregnanti soprattutto dopo la promulgazione dello Statuto dei Lavoratori nel 1970.

In quegli anni conobbe il professor Giulio Maccacaro, allora direttore dell’Istituto di Biometria e Statistica medica dell’Università di Milano, grande scienziato, fortemente impegnato a fianco della classe operaia e dei più deboli. Da quell’incontro nacque, a Milano, Medicina Democratica - Movimento di lotta per la salute, che su richiesta di una sessantina di consigli di fabbrica, e decine di medici, ricercatori ed esperti, celebrò il suo primo congresso nazionale nel 1976 a Bologna.

Già da alcuni mesi prima della sua morte, con lui si era deciso di ricordare tale avvenimento, proprio a Bologna. Md sta lavorando per costruire un convegno, il più grande possibile, aperto a tutte le forze sociali: associazioni, sindacati e movimenti, a partire dalla situazione attuale, alquanto difficile e precaria per il diritto al lavoro e alla salute.

Luigi Mara si è speso molto per non separare salute e lavoro, un problema diventato più attuale con la crisi in atto. La contraddizione viene continuamente risolta dalle oligarchie al potere con il mettere in secondo piano la salute - si dice - a favore dell’occupazione, cioè del profitto. Luigi, che non aveva peli sulla lingua, avrebbe detto proprio così. Ripercorreremo puntualmente la sua storia nel convegno che svolgeremo a fine ottobre: partiremo dalle lotte in fabbrica degli anni 1968-73, dove fu fondata, senza tema di smentita, la scienza del lavoro e della salute, ovvero una scienza reale, partecipata, a favore della condizione umana oggi maledettamente vilipesa a partire dalle enormi sofferenze provocate dalle guerre e dalla miseria che stanno portando a morte e a disperazione moltissimi esseri umani che da esse fuggono.

L’elaborazione scientifica partita dalla fabbrica con la ricostruzione dei cicli produttivi, con le conseguenze di infortuni, malattie professionali e inquinamento ambientale, si è concretizzata in una serie di lotte divenute emblematiche e famose. Pensiamo solo alla diossina di Seveso e al comitato tecnico-scientifico-popolare, promosso da Luigi Mara, che ha portato a svelare i dati ambientali e a determinare le responsabilità di chi aveva provocato simile disastro, e crimine, ambientale. Per passare a un’altra fase dove si è concretizzato il mai smesso impegno di Luigi: quello della richiesta di giustizia. Parliamo del Petrolchimico di Marghera e del processo che vi è stato, dove Medicina Democratica ha avuto un grande ruolo ed è stata parte civile. Dall’esposto presentato (con l’aiuto di Luigi) dall’operaio del CVM, Gabriele Bortolozzo, alla sentenza di Cassazione, pur non del tutto soddisfacente, di condanna di alcuni responsabili.

Da allora, per Md e Luigi Mara, costituirsi parte civile per chiedere giustizia è divenuta una sorta di necessità. Come proprio lui diceva, non per stendere una via giudiziaria al socialismo, ma per fare notare i fatti, i morti, i malati, i disastri ambientali. Qualcosa che costituisce e ha costituito, anche nelle sentenze negative (si pensi a quella Eternit, del 19 novembre 2014, di prescrizione), una vasta presa di coscienza che ha fatto nascere piccole e grandi mobilitazioni: basta morti sul lavoro e morti da lavoro! Basta anche con i licenziamenti, con la precarietà del lavoro, e non ultimo con l’eliminazione progressiva dello stato sociale, in particolare della sanità pubblica. Tutto ciò e altro ancora ci ricorda Luigi Mara, e ci dice con grande vigore che dobbiamo continuare la lotta.

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