IPink Floyd hanno incantato il mondo con un disco che tradotto in italiano si intitola ‘il lato oscuro della luna’. A Siena è l’arte ad avere un lato oscuro. Perché il caso dell’Opera Metropolitana-Fabbriceria del Duomo, emerso grazie alla vittoria davanti al giudice del lavoro di otto coraggiosi addetti museali, offre uno spaccato impietoso della gestione privatistica dell’arte. Arte che, per sua natura, dovrebbe essere patrimonio pubblico.
Questa piccola storia discutibile inizia qualche anno fa, per la precisione il 29 aprile 2011, quando la onlus Opera Metropolitana-Fabbriceria del Duomo decide di cedere gran parte delle sue funzioni alla società per azioni Laboratori Fiorentini. Per soli 41mila euro, la spa si porta a casa la gestione di un pezzo importante del patrimonio artistico cittadino. E, con esso, i dodici dipendenti che fino ad allora contribuivano a una gestione che permetteva di assicurare alle casse pubbliche fino a cinque milioni di euro.

Luca Vigni è uno degli addetti che hanno contestato la svendita, e sono riusciti a rimanere dipendenti della onlus. “Siamo ancora in forza all’Opera della Metropolitana di Siena, ma solo perché abbiamo fatto ricorso al tribunale del lavoro e il giudice ci ha dato ragione”. Ma quanta fatica: è stata la lotta di Davide contro Golia. Perché la spa Laboratori Fiorentini fa parte del colosso Civita, una delle aziende di servizi museali più importanti del paese. A riprova, basta dare un’occhiata al suo consiglio di amministrazione: vi compaiono i nomi di Luigi Abete e Gianni Letta, in passato ne ha fatto parte Antonio Maccanico, e oggi ci troviamo anche Albino Ruberti, manager con un cognome importante e un cursus honorum di tutto rispetto.

“Ancora dopo tanto tempo - spiega Vigni - non riesco a capire come sia stato possibile vendere la gestione di un patrimonio pubblico che realizza ricavi per cinque milioni annui”. Con una cifra ridicola Laboratori Fiorentini si è assicurata la gestione di un bene del demanio culturale, quindi inalienabile. Insomma come vincere al Superenalotto facendo sei con una schedina da cinque euro. Ma otto lavoratori si oppongono, non vogliono passare armi e bagagli alla spa Laboratori Fiorentini, e impugnano il loro trasferimento. “Abbiamo scelto di farci assistere da due legali di Roma – puntualizza Vigni - una garanzia di equidistanza nella valutazione del nostro ricorso, perché nella piccola Siena, come è facilmente intuibile, il caso era ancora più ‘delicato’”.

La causa fa il suo corso. E nel 2015 arriva la sentenza di primo grado, che dà ragione agli otto ricorrenti, riconoscendo la persistenza del rapporto di lavoro con la Fabbriceria del Duomo, e condannando la onlus senese al pagamento delle spese processuali e al reintegro di tutti i dipendenti. “Va da sé che l’Opera Metropolitana e Laboratori Fiorentini hanno fatto nel frattempo ricorso in appello (ma anche in questa circostanza, il 13 maggio scorso, i giudici hanno dato ragione ai dipendenti). Nel mezzo sono continuate le pressioni contro i lavoratori: lo stesso giorno della sentenza di primo grado, con una preveggenza non comune, la dirigenza dell’Opera del Duomo decide di riappaltare le stesse mansioni e distaccare il personale a Laboratori Fiorentini”. Verrebbe da ridere, se non si trattasse del lavoro di tecnici specializzati, custodi di un patrimonio artistico e culturale unico nel suo genere.

In estate poi, alle elezioni per il rinnovo della rappresentanza sindacale unitaria, la Funzione Pubblica Cgil conquista la maggioranza assoluta (due delegati su tre), e inizia subito a prendere le difese dei lavoratori. “Uno degli eletti sono stato io”, rivendica con orgoglio Vigni. Che poi subito dopo denuncia una situazione quasi surreale.”In questo momento, all’interno del complesso monumentale, opera personale a cui sono applicati tre contratti differenti: Fabbricerie, multiservizi, commercio, con conseguenti differenze retributive nonostante la parità di mansioni. Nell’autunno scorso abbiamo aperto lo stato di agitazione. I due incontri in Prefettura (è il ministro degli Interni che nomina il cda dell’ente), sono stati infruttuosi. La politica ci ha lasciati soli”.

Il resto è storia di oggi: l’assemblea dei lavoratori decide ad aprile, all’unanimità, di proclamare uno sciopero. “In occasione della festa di Santa Caterina patrona della città - ricorda Vigni - abbiamo organizzato un flash mob. Sui banchi del Duomo visitatori e turisti hanno trovato una lettera con la richiesta di sostegno e solidarietà ‘perché non prevalga, fra queste mura, una logica di mercato improntata allo sfruttamento commerciale’. Vogliamo trasparenza e legalità”. Impossibile dargli torto. 

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