La domanda che sfida la sinistra americana è: che cosa c’è oltre Bernie? Se qualcosa di stabile e continuativo può uscire dalla rivoluzione di Sanders, il cuore deve esserne il movimento dei lavoratori.

All’indomani della sconfitta da parte di Hillary Clinton nelle primarie del 7 giugno in California, Bernie Sanders ha indirizzato un discorso ai suoi sostenitori, attraverso una trasmissione nazionale “live stream”, il 16 giugno. In un notevole discorso di ventitrè minuti (http://www.politico.com/story/2016/06/transcript-bernie-sanders-speech-in-burlington-vermont-224465), il senatore del Vermont ha dettagliato i risultati della sua campagna di cambiamento nelle primarie del partito Democratico e ha incitato i suoi seguaci a confrontarsi con i nuovi compiti.

Sanders ha presentato i fatti della sua campagna. Dodici milioni di persone hanno votato per Sanders nelle primarie democratiche, portandolo alla vittoria di elezioni o caucus in 22 Stati. La maggioranza dei votanti sotto i 45 anni ha dato il suo voto a Bernie e alla sua visione radicale. Un milione e mezzo di persone hanno partecipato alle manifestazioni per Sanders, e i suoi sostenitori si sono presentati nella case di cinque milioni di americani. Ci sono state 74mila riunioni di base, e 2,7 milioni di persone hanno sottoscritto per oltre 8 milioni di dollari, con una media di 27 dollari a testa.

Ora circa 1.900 delegati eletti con mandato a favore di Sanders andranno alla Convenzione democratica di Filadelfia, in Pennsylvania, che avrà inizio il 25 luglio. Nel suo messaggio in “live stream” del 16 giugno, Sanders ha incoraggiato i suoi delegati e sostenitori a continuare la lotta per un programma e una piattaforma che rappresentino i temi della sua campagna: 15 dollari di salario minimo orario, università gratuita, assicurazione sanitaria nazionale, divisione delle banche, ri-regolazione di Wall Street, e lotta per un’economia verde.

Sanders ha anche detto molto chiaramente che l’obiettivo politico chiave nel prossimo futuro è assicurarsi che Donald Trump subisca una risonante e convincente sconfitta in novembre. Si è astenuto dal sostegno formale alla Clinton, dato che sono ancora in corso i negoziati sulle regole e la piattaforma del partito Democratico, che saranno probabilmente decise alla convenzione di luglio. Sanders ha concluso il suo discorso con una entusiasmante difesa del ruolo del governo come forza per la giustizia e l’eguaglianza, un appello per politiche socialdemocratiche raramente sentito nella narrativa neoliberista della politica americana.

La domanda che sfida la sinistra americana è: che cosa c’è oltre Bernie? Fare affidamento che il candidato tenga unito il movimento non è un’opzione. La campagna di Jesse Jackson del 1988, pur di immenso successo nella stagione delle primarie, non ha lasciato un’eredità duratura di organizzazione e attivismo. Se qualcosa di stabile e continuativo può uscire dalla rivoluzione di Sanders, il cuore deve esserne il movimento dei lavoratori.

I sindacati sono le sole organizzazioni nazionali con soldi, esperienza organizzativa e iscritti che possano dare gambe a un simile sforzo. Sei sindacati nazionali si sono ritrovati a sostenere formalmente Bernie per la presidenza, fra i più significativi il Communications Workers of America, l’American Postal Workers Union, e l’Amalgamated Transit Union e National Nurses United. Più di cento strutture locali e regionali hanno dato il loro appoggio a Bernie, spesso in contrasto con i loro sindacati nazionali. Più di 40mila sindacalisti hanno pubblicamente dato il loro sostegno. Sono stati costituiti comitati “Labor for Bernie” in più di 27 Stati. Il sostegno di questi sindacati, insieme all’attività di base, ha fermato il precoce appoggio dell’AFL-CIO a Hillary Clinton, dando a Sanders la possibilità di conquistare un più ampio consenso tra la classe lavoratrice.
Ora “Labor for Bernie” è concentrata sulla piattaforma e sulle battaglie organizzative da tenere alla convenzione di Filadelfia. Rimane da vedere quello che emergerà dalla convenzione. I sindacati nazionali resteranno insieme, dopo le elezioni di novembre, a guidare un piano d’azione nazionale sia dentro che fuori il partito Democratico? Rimanete sintonizzati dopo Filadefia.

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