Quando tutti fuggono - magari urlando ‘si salvi chi può - arrivano loro. I vigili del fuoco. Un mestiere difficile e rischioso, per farlo bisogna avere la vocazione. Con l’esperienza si impara tanto, ma se non ci sono talento e coraggio si va poco lontano. Sempre in prima linea, ogni qual volta c’è un disastro, un incendio, un’alluvione, un terremoto. Hollywood ne ha fatto senza fatica un autentico mito, perché non c’era bisogno di romanzare alcunché.

Quando a New York crollarono le torri gemelle, l’11 settembre 2001, ne morirono a decine mentre erano impegnati a soccorre i malcapitati intrappolati nel World trade center. Sempre loro, a Viareggio, fecero un miracolo, impedendo a tre carri deragliati e pieni di gpl di esplodere, dopo che lo scoppio di una sola cisterna aveva provocato un’ecatombe. E nell’agosto scorso i primi ad arrivare sulle macerie di Amatrice sono stati loro, i pompieri.

Danilo Zuliani diventò vigile del fuoco nel 1976, quarant’anni fa. Oggi è il coordinatore nazionale del Corpo per la Cgil, naturalmente Funzione pubblica, perché niente come il lavoro dei pompieri ha l’obiettivo di salvaguardare la collettività. Con l’anzianità di servizio sono arrivati anche i riconoscimenti continentali: PSI Firefighters Coordinator - EPSU member of Firefighters network. “Ci stiamo coordinando, al livello europeo e mondiale”. Zuliani è una voce storica del corpo dei pompieri. “Sono rimasto in servizio attivo fino a tre anni fa - sottolinea - solo allora ho avuto il distacco sindacale. All’inizio l’unica dotazione personale era la tuta di protezione. Di amianto. Abbiamo lottato per avere più sicurezza sul lavoro, individuare e testare materiali all’avanguardia per la nostra protezione”.

Erano tempi eroici, per i vigili, quelli della seconda metà del ventesimo secolo. “Negli ultimi anni c’è stato un notevole innalzamento dell’età media - denuncia Zuliani - adesso è intorno ai 48-50 anni. Un paradosso per un lavoro che dovrebbe essere svolto soprattutto da uomini nel pieno delle forze. E invece capita che a 55 anni ci si trovi ancora in prima linea, a fare un lavoro da trentenni. Non abbiamo servizi di back office, si esce e si va a prestare soccorso”.

Il Corpo sta invecchiando in modo preoccupante, per giunta il trattamento previdenziale, perché alla pensione prima o poi ci si pensa, non è adeguato. “Il blocco del turn over e dei concorsi pubblici per entrare a far parte dei vigili ci ha regalato questa situazione. Per assumere nuovo personale dobbiamo attingere a graduatorie che risalgono al 2007-08. Va a finire che si entra in servizio a quarant’anni”. Altro che rottamazione. “Il danno e la beffa - aggiunge Zuliani - vengono assunti troppo in là con gli anni per le mansioni richieste, e la loro carriera si riduce a una ventina d’anni di attività. Con la conseguente pensione inadeguata a trascorrere la vecchiaia”. Tutto questo nonostante i rischi corsi e le capacità non comuni che deve avere un pompiere. “Certo, abbiamo anche noi le nostre indennità. Ma non ci interessa essere equiparati alle forze di polizia. Facciamo altro, vogliamo essere retribuiti per il lavoro che facciamo”.

Dal governo Monti in poi, la cosiddetta revisione della spesa (spending review) ha comportato tagli alle strutture e ai mezzi. “Hanno in media vent’anni i nostri mezzi, sottoposti al logorio legato alle emergenze e al disagio di doversi recare in luoghi impervi, come nel caso dei terremoti dove le strade sono interrotte e si devono percorrere autentiche mulattiere per arrivare a prestare soccorso”. In questo contesto, gli ultimi scarsi finanziamenti del governo Renzi al Corpo sono una goccia nel mare. “Meglio che niente - riconosce Zuliani - ma non bastano nemmeno a dotare ogni comando di un nuovo mezzo”.

Per fare un esempio della rete capillare dei vigili del fuoco, basti pensare che in una metropoli come Roma ci sono 25 distaccamenti. Il bello è che ai vigili si ricorre anche per le minuzie. “Ci chiama chi si chiude fuori casa, chi rimane bloccato in ascensore. Si rivolgono a noi quando piove e l’acqua allaga gli scantinati”. Per Zuliani la salute e la sicurezza dei vigili del fuoco, sono una missione, quasi un chiodo fisso. “Stiamo organizzando un network mondiale. E confrontando vari corpi europei ed extraeuropei, ci siamo resi conto che l’Italia è la cenerentola del gruppo”.

I vigili sono solo 33mila in tutta Italia. 30mila operativi, gli altri amministrativi, lavorano su quattro turni, al netto di ferie e malattie. Davvero pochi per svolgere un servizio essenziale per il paese. Sono il corpo più amato dagli italiani e da tutti gli abitanti del pianeta che in loro vedono chi, rischiando la propria vita, mette in salvo la vita degli altri.

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