Il 12 ottobre a Firenze il seminario nazionale di Lavoro Società Funzione pubblica.

Il paese è attraversato da una crisi senza precedenti, anche a causa delle ricette liberiste applicate da vari governi: Berlusconi, Monti, Letta, e adesso Renzi. Nessuna di quelle ricette di austerità ha prodotto aumenti del Pil, posti di lavoro, rilancio dell’economia.

Il lavoro viene costantemente mortificato e svilito, attraverso un abbassamento dei salari, sia per via diretta (blocco dei Ccnl) che indiretta (precarietà e lavoro nero), e il progressivo abbassamento dei diritti e delle tutele. La disoccupazione giovanile al 40% fa, da sola, giustizia dell’azione del governo Renzi, e di tutte le panzane che ci vengono raccontate da anni.

Adesso ci raccontano che, per migliorare le condizioni economiche del paese, serve modificare la Costituzione, concentrando sempre più i processi decisionali nelle mani di pochi, sottraendoli al confronto democratico. La riforma elettorale, in combinato disposto con quella costituzionale, trasformerà il Parlamento nella camera di consenso alle decisioni del governo. Un processo pericoloso per la democrazia italiana. Il “No” della Cgil alla riforma della Costituzione non è una posizione preconcetta, ma la convinzione che non si risolvono i problemi del paese accentrando le decisioni e riducendo la democrazia.

Per i lavoratori e le lavoratrici, democrazia non è un concetto che si legge sui libri, ma un fatto che si realizza, prima di tutto, nel luogo di lavoro. Se sei malpagato, soggetto a orari assurdi - come ad esempio nel mondo della sanità - se non hai nessuna certezza del tuo posto di lavoro e sei costretto a restare al lavoro fino alla vecchiaia avanzata, di quale democrazia stiamo parlando?

Adesso il governo, spinto dalla realtà e dal sindacato, sta mettendo mano alle pensioni, e prossimamente si affronteranno temi delicati, come quello dei lavori usuranti: ma è mai possibile che infermieri e polizia locale, per fare due esempi, non siano considerati fra i lavori usuranti?

Per rilanciare l’economia servono grandi investimenti pubblici, servono idee che vadano oltre la paga elettorale modello 80 euro! Serve restituire ai lavoratori e alle lavoratrici diritti, a iniziare da quello al Contratto collettivo nazionale, a una paga adeguata, a un orario di lavoro giusto e sicuro, a un posto di lavoro certo e non precario.

Proprio nel Pubblico impiego abbiamo sperimentato per primi un modello di democrazia–rappresentanza con le Rsu: un modello che si è affermato e che ci consente di avere un rapporto diretto fra iscritti-lavoratori e rappresentanti. Le Rsu possono portare linfa nuova nelle strutture della Fp e della Cgil, a patto di utilizzarle al meglio. Il blocco della contrattazione ha di fatto reso improduttivo il ruolo del delegato nella contrattazione nel posto di lavoro. Adesso una nuova stagione si apre, e quella funzione si riempirà presto di significati e di concretezza. Ma anche ampliare la nostra capacità di ascolto ci aiuterebbe ad evitare contraddizioni che talvolta si manifestano, specie in qualche settore “privatistico”.

Se la forma della rappresentanza (Rsu) è il modo con cui si esprime la democrazia, per la Cgil la contrattazione è il mezzo con cui questa democrazia si manifesta. Sta per aprirsi la stagione del rinnovo dei contratti pubblici. Sempre troppo in ritardo, non solo rispetto alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche rispetto al dettato della Corte Costituzionale. Solo in periodi bui, di grande repressione dei diritti dei lavoratori e dei sindacati, si sono viste norme che bloccavano i rinnovi dei contratti e dei diritti sindacali. Speriamo che questo periodo sia alle nostre spalle.

Le bozze delle piattaforme sono pronte e stanno andando al vaglio dei lavoratori, con un corretto processo democratico. Vogliamo migliori condizioni di vita e di lavoro per restituire servizi migliori. Ognuno di noi è fornitore di servizi e fruitore di quegli stessi servizi. Se un infermiere porta il bimbo all’asilo nido, usufruisce di un servizio pubblico; quando quella maestra d’asilo si recherà in ambulatorio per un controllo sanitario, vedrà quel servizio restituito sotto altra forma. Perciò la coscienza di fornire sempre meglio i servizi fa parte del nostro lavoro. Il lavoro pubblico è lavoro sociale. Le piattaforme sembrano in generale adeguate alle necessità del momento.

Stiamo attraversando un periodo particolare: il rinnovo dei contratti pubblici serve sia a noi sindacato che al governo. Diversi, rispetto a noi, sono i contenuti e il segno che il governo potrebbe voler dare a questi contratti. Si tratta di affrontare lo scontro per il rinnovo del contratto con la coscienza che la conclusione deve portare tangibili benefici economici e normativi ai nostri rappresentati.

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