Bayern-Monsanto, Dow Chemical-Dupont, China National Chemical- Syngenta: tre multinazionali regoleranno l’agricoltura mondiale.  

L’annunciata fusione fra Bayer e Monsanto, che darebbe vita alla più grande multinazionale di pesticidi e ogm al mondo, conferma le preoccupazioni e gli allarmi lanciati da molte organizzazioni della società civile nel corso degli ultimi anni. La mega fusione da 66 miliardi di dollari contribuisce a serrare il controllo delle multinazionali dei pesticidi e dei semi geneticamente modificati sul nostro cibo e sul nostro diritto alla salute.
Il pericolo è sempre lo stesso: in nome della sperimentazione e dell’innovazione si rischia di portare danni irreparabili all’ambiente e alle persone. Nonostante le rassicurazioni, dobbiamo sempre tenere presente che gli interessi delle multinazionali vanno nella direzione del profitto e dell’apertura dei mercati, attraverso pressioni lobbistiche sui politici per l’eliminazione delle barriere normative.

C’è già chi scommette che l’annunciata fusione contribuirà ad aprire definitivamente le porte dell’Europa agli organismi geneticamente modificati. Con buona pace del principio di precauzione europeo, e della volontà di tanti cittadini che negli ultimi mesi hanno invaso le strade delle capitali europee per dire no al Ttip, il trattato di libero commercio che ha fra i suoi propositi, guarda caso, proprio quello di superare le norme che garantiscono standard qualitativi elevati ai cittadini europei.

In definitiva, sia che l’attacco avvenga a livello politico o attraverso mega fusioni, l’obiettivo delle multinazionali rimane lo stesso: conquistare il controllo dell’alimentazione mondiale attraverso il sovvertimento dell’ordine democratico. E che le multinazionali puntino esclusivamente a massimizzare i profitti non deve scandalizzare più di tanto. Quello che deve scandalizzare è piuttosto l’inerzia dei decisori politici, che dovrebbero respingere le pressioni lobbistiche del big business e ascoltare invece la voce dei rappresentanti della società civile che difendono i diritti dei lavoratori, dei consumatori e dei cittadini.

Le agenzie dell’antitrust americano ed europeo si stanno intanto muovendo contro la minaccia monopolistica. Non sono infatti solo Monsanto e Bayer a voler convolare a nozze. Nel mese di luglio è stato annunciato l’accordo per la fusione fra i due giganti della chimica statunitense, Dow Chemical e DuPont, per 59 miliardi di dollari. Mentre nel mese di agosto la cinese China National Chemical Corp. ha raggiunto l’accordo per acquisire la svizzera Syngenta, produttrice di chimici e sementi, per 42 miliardi di dollari.

Se le fusioni dovessero andare in porto, tre multinazionali regolerebbero l’agricoltura mondiale. Rispondendo alle domande del Senate Judiciary Committee degli Stati Uniti, il 20 settembre scorso, i rappresentanti delle imprese hanno spiegato come le fusioni andranno soprattutto a vantaggio di agricoltori e consumatori. Propositi nobili, senza dubbio, che però non sembrano convincere il presidente del sindacato nazionale degli agricoltori americani, Roger Johnson, che ha messo in guardia i senatori dal rischio di un aumento dei prezzi di semi, fertilizzanti e pesticidi, in un momento particolarmente difficile per gli agricoltori americani i cui introiti sono in progressiva diminuzione almeno da tre anni a questa parte.

Le multinazionali stanno dunque serrando i ranghi, attraverso le fusioni, per diventare più grandi e potenti, e attraverso la pressione sui politici per distruggere le regolamentazioni guadagnate in anni di lotte sociali. Ma anche la società civile sta serrando i ranghi per difendere i suoi diritti. E’ per questo motivo che oltre 800 organizzazioni della società civile di tutto il mondo stanno sostenendo il Tribunale Monsanto e l’Assemblea dei Popoli dell’Aia, che hanno il compito di giudicare le attività della compagnia americana, e di elaborare strategie per fronteggiare la dittatura che le multinazionali stanno tentando di imporre.

Nel frattempo migliaia di attivisti e movimenti si stanno organizzando per riproporre, a livello locale, l’Assemblea dell’Aia, rispondendo all’appello dell’ambientalista indiana Vandana Shiva e della sua organizzazione Navdanya. L’obiettivo è quello di alimentare un network internazionale per proteggere i nostri semi, il nostro cibo, la nostra salute, il nostro lavoro, e per respingere le ingerenze dei grandi poteri economici sulle istituzioni democratiche, che hanno il diritto e il dovere di governare rispondendo solo ed esclusivamente agli interessi dei cittadini.

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