Approvata finalmente la legge contro il caporalato. Una vittoria delle nostre lotte per la Repubblica “fondata sul lavoro”.

Il 18 ottobre scorso la legge contro il caporalato è diventata una realtà, che cambierà concretamente le prossime campagne di raccolta. Si tratta di un risultato al quale la Flai e la Cgil tutta hanno lavorato per anni, con vertenze, denunce, campagne di informazione e sensibilizzazione, manifestazioni, incontri con le istituzioni. Oggi, finalmente, festeggiamo una vittoria. Non la vittoria di una parte ma la vittoria di un paese, civile e moderno. La vittoria di una Repubblica fondata sul lavoro, la vittoria del governo e di tutto il Parlamento.

Si tratta di una legge storica, che rappresenta la risposta dello Stato al degrado dei diritti e delle persone; uno Stato che si è riappropriato del proprio ruolo ed ha ristabilito il principio della legalità nelle campagne.
Si sanciscono principi semplici ma che rivendicavamo da anni: chi farà intermediazione illecita e sfruttamento sarà perseguito. Con la legge si stabiliscono nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni (come avviene con le organizzazioni criminali mafiose), l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti, e si prevede anche la responsabilità per quel datore di lavoro/azienda che al caporale si rivolge. Inoltre si prevede l’estensione delle finalità del “Fondo antitratta” anche alle vittime del delitto di caporalato e sfruttamento. Viene rafforzata la operatività della “Rete del lavoro agricolo di qualità”, estendendo l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli, e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. Si introducono nuove vie sperimentali di collocamento, con le Cisoa che potranno essere il luogo pubblico in cui sperimentare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questi sono alcuni elementi qualificanti di un provvedimento che potrà fare la differenza per tutti quei lavoratori e lavoratrici colpiti nei diritti e nella dignità.

È una legge che aspettavamo da tempo e per la quale da anni abbiamo combattuto e ci siamo mobilitati: dalla campagna “Oro Rosso” del 2009 fino alla straordinaria manifestazione di questa estate a Bari. Una legge che vogliamo dedicare a quei braccianti che non hanno fatto ritorno nelle loro case, alle lavoratrici ed ai lavoratori che hanno ricevuto pochi euro dopo una giornata di lavoro fatta di negazione dei diritti e di fatica, a quei lavoratori troppo a lungo rimasti invisibili agli occhi delle istituzioni, ma anche di altri cittadini e lavoratori, invisibili ai media e alla grande stampa.

Dopo anni di lotte, vertenze, denunce, mobilitazioni e scioperi, c’è una legge dello Stato che contrasta, punisce, persegue quel fenomeno odioso dello sfruttamento e del caporalato in agricoltura (e anche in altri settori), un fenomeno che si voleva negare, che non riguardava, secondo alcuni, il ventunesimo secolo ma il passato, che era un “non tema”. Oggi c’è una legge dello Stato che pone una sperimentazione di collocamento pubblico e che parla di trasporto pubblico dei lavoratori, due punti cruciali sui quali si è costruita in questi anni la fortuna e l’alibi dei caporali. Oggi c’è una legge che definisce precisi indici di sfruttamento che concorrono a determinare il reato. Una legge che non potrà essere ignorata.

Tutto ciò rappresenta una conquista per tutto il mondo del lavoro, non solo per il comparto agricolo, perché l’intermediazione illecita e lo sfruttamento possono essere sanzionati in tutti i settori. È un grande passo avanti per la civiltà del nostro paese.

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