Occorre sicuramente comprendere, sostenere e rappresentare il mondo del lavoro 4.0: le esperienze e le conoscenze sindacali sono utili ad affrontare i cambiamenti in corso in tutto il mondo del lavoro, così come abbiamo fatto dinanzi a passate rivoluzioni industriali. Oggi una nuova economia si regge già su quella accentratrice e senza controllo delle multinazionali, su colossi come Google, Facebook, Amazon o Uber, che producono grandi utili con poca occupazione, bassi salari e scarsi diritti.
Ricerche condotte da università americane e inglesi ci dicono che, da qui al 2025, con buona probabilità metà dei posti di lavoro che conosciamo saranno rimpiazzati dai robot. L’industria 4.0, le nuove tecnologie, possono essere una grande opportunità, oppure possono diventare causa di un significativo aumento della disoccupazione, di ulteriori diseguaglianze, di discriminazioni e di povertà diffusa. Dipende da noi se l’inarrestabile progresso tecnologico sarà al servizio del progresso sociale, del bene collettivo, di un lavoro sgravato dalla schiavitù, dalla fatica, dalla malattia e dallo sfruttamento, o verrà utilizzato per svilire le persone, disconoscere diritti in favore del profitto e continuare ad accentrare la ricchezza.
Il mondo tecnologico che corre verso il futuro ha bisogno di una rivoluzione culturale. Serve un cambio radicale di politica economica, sociale e fiscale, ripensare gli orari di lavoro, i tempi di vita e di lavoro con diverse redistribuzioni di reddito e ricchezza.
Nell’azione sindacale il settore artigiano è uno dei più avanzati, con una bilateralità di origine contrattuale tra le più significative. Un settore ricco di sperimentazioni contrattuali e di modelli relazionali positivi, nel quale, però, si stanno accumulando troppi ritardi e registrando incomprensibili chiusure. Nell’artigianato, l’industria 4.0 è una sfida nuova e antica. Va affrontata con rapporti di lavoro e relazioni sindacali 4.0, con una contrattazione innovata e all’altezza dei cambiamenti sociali ed economici e alla competizione di mercato, e favorendo e sviluppando una formazione mirata, adeguata e continua per tutti, lavoratori e imprenditori.
Rapporti di lavoro 4.0 significa affrontare i bisogni di flessibilità senza aumentare sfruttamento e precarietà, e senza cancellare i diritti. Significa riconoscere salario adeguato, saperi e professionalità di chi lavora, garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, qualificare l’apprendistato e cancellare i tirocini come forma di sfruttamento, riconsiderando i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ognuno deve fare la sua parte: ci ritroviamo in certe realtà con relazioni sindacali inadeguate e lente nelle decisioni, e con rapporti tra lavoratori e imprese non rispettosi dei diritti e della dignità delle persone.
Anche in Lombardia il settore artigiano è stato investito pesantemente dalla crisi. Abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per difendere le imprese e i lavoratori, ma il settore ha perso circa il 20% del suo tessuto produttivo tradizionale. E’ ancora costituito da circa 250mila imprese, quasi 600mila addetti e oltre 200mila dipendenti. Un’economia reale fatta di servizi alle imprese e alle persone, di beni di servizio e di artigianato artistico, investita dalla crisi, dal mercato competitivo e dalla contrazione della domanda interna, a cui ancora si rivolge oltre l’80% della produzione artigiana.
E’ n settore complesso, articolato, fatto di piccole aziende, alcune moderne e di eccellenza, tecnologicamente avanzate, che si stanno affermando sul mercato internazionale con prodotti di qualità; altre in difficoltà economica, incapaci di fare innovazione di prodotto e di fare filiera.
La contrattazione 4.0 sta nella capacità, a tutti i livelli, di affrontare questa difficile fase di crisi e di trasformazione: abbiamo bisogno di più contrattazione, come strumento essenziale delle parti sociali per affrontare collettivamente i cambiamenti. Una contrattazione innovativa e di qualità, coraggiosa nella sperimentazione di nuove strade per cimentarsi con le sfide del mercato. Una contrattazione di sistema con al centro il ruolo insostituibile del Ccnl.
Affermare la centralità del lavoro, mobilitarsi per lo sviluppo e la crescita del paese non è altra cosa dall’impegno sulla contrattazione. Se non riparte il paese la stessa contrattazione si ritrae, perde valore e contenuto, diventa difficile, improntata a un’attitudine difensiva, allo scambio a perdere per i lavoratori. L’azione confederale della Cgil si caratterizza, in questi anni, con il Piano del lavoro, la Carta universale dei diritti, le proposte per l’occupazione giovanile e femminile, l’inclusione, e l’attenzione verso l’industria 4.0.