Nei mille incontri organizzati in queste settimane per mettere a confronto i sostenitori del Sì e quelli del No al referendum costituzionale, i più anziani in platea mostrano di apprezzare, avendo vissuto quegli anni anche molto tormentati, l’argomento di una Costituzione che fu approvata fra il 1946 e il ‘47 dai democristiani di De Gasperi e dai comunisti di Togliatti.

Dai socialisti di Nenni e Pertini, e dai liberali di Einaudi. Dagli azionisti di Ferruccio Parri e dai repubblicani di Giovanni Conti, con Ugo La Malfa ancora in mezzo al guado fra l’azionismo e l’edera. Tutti insieme, tranne i fascisti, per elaborare la legge delle leggi, il patto fondativo del nostro vivere civile. Se le revisioni costituzionali non devono essere approvate a stretta maggioranza, come nel caso del Pd di Renzi, dell’Area popolare di Alfano e dell’Ala di Verdini, è altrettanto doveroso puntualizzare che il No degli antifascisti assume un valore particolare, nel momento in cui anche forze xenofobe, razziste e nostalgiche del ventennio sbandierano la difesa di una Costituzione che in realtà non hanno mai sopportato.

Vedi il tentativo del triumvirato di governo Berlusconi-Bossi-Fini nel non lontano 2006. “Altro che ‘fronte del no’ – ricordano sul punto i giovani antifascisti che marcano meritoriamente le distanze - forze come la Lega hanno una posizione sul referendum strumentale e opportunista. In realtà vogliono ritagliarsi uno spazio di governo dividendo gli italiani dagli immigrati che scappano dalla guerra. Soffiano odio e spingono al conflitto tra poveri. E vanno smascherati”.

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