Due buone notizie per la democrazia: il popolo austriaco ha votato per Van Der Bellen sconfiggendo il razzista Hoffer, e quello italiano ha difeso la Costituzione votando contro una pessima “riforma”.
L’alta partecipazione e il risultato del No sono oltre ogni previsione. Nessuna forza politica può strumentalizzare o intestarsi l’esito di questo voto che ha in sé motivazioni diverse.

Non è una vittoria dei populisti, dei razzisti e degli antieuropeisti, anche perché, Cgil, Anpi e Arci hanno qualificato e rappresentato da sinistra il fronte del No. Hanno vinto il popolo italiano, la democrazia e la nostra Costituzione. Ha perso l’arroganza, la demagogia, la presunzione di chi voleva rottamare contratti, diritti e sindacato, la personalizzazione e il ricatto di un premier che ha utilizzato il voto referendario per rafforzare le proprie aspirazioni di uomo solo al comando. Legando la sorte di una pessima riforma al suo destino politico e portando irresponsabilmente il paese a uno scontro insensato che ha prodotto rotture e instabilità politica. Un azzardo che ha penalizzato chi voleva stravolgere la nostra Costituzione, allontanandosi dal paese reale attraversato da sentimenti di estraneità e di rivalsa verso una politica incapace di dare risposte ai problemi e alle ansie di milioni di cittadini, e ai giovani che si sentono deprivati del proprio futuro.

Ora è tempo di tornare alle vere priorità del paese. La crisi di governo apre una nuova fase che dobbiamo percorrere mantenendo ferme la nostra autonomia, le nostre priorità e il nostro progetto. Va chiesto a qualsiasi futuro governo e alle forze politiche di rimettere al centro il lavoro, di mantenere gli impegni assunti e di dare risposte alla crisi. La Cgil è in campo sul fronte contrattuale e dei diritti universali: con un milione e 150mila firme abbiamo presentato la proposta di legge di iniziativa popolare per la “Carta dei diritti universali del lavoro” destinata a tutto il mondo del lavoro, subordinato e autonomo, stabile e precario. Ora dobbiamo rilanciarla per conquistare una legge che ricostruisca il diritto del lavoro, stravolto dalle politiche liberiste di questi anni.

Alla carta sono affiancati tre referendum su temi fondamentali per ridare dignità a tutti i lavoratori e lavoratrici, a prescindere dalla tipologia di contratto. A fronte della loro legittimità, si voteranno probabilmente entro giugno del prossimo anno. Ora inizia la nostra campagna referendaria nei luoghi di lavoro e nella società, costruendo le alleanze necessarie per vincere una sfida che può rivoluzionare il diritto del lavoro, chiamando la politica a nuove responsabilità di fronte al paese.

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