Dall’assemblea nazionale delle donne Spi il rilancio delle mille attività dei coordinamenti donne in tutto il territorio nazionale.

“Concrete”. Questa la parola d’ordine dell’assemblea nazionale delle donne pensionate dello Spi Cgil, svoltasi a Verona dal 21 al 23 novembre. Tutti gli interventi - a partire dalla relazione introduttiva delle compagna Lucia Rossi della segreteria nazionale Spi, passando per i tanti interventi delle delegate, per l’intervento conclusivo della seconda giornata della segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, e per le conclusioni del segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti - si sono cimentati con questa parola, che è stata declinata cogliendo anche significati e angolature diverse, tutte ugualmente stimolanti ed arricchenti.

In effetti, in questi anni le donne pensionate dello Spi hanno dato prova di grande concretezza affrontando temi che sono i temi generali dell’organizzazione, discussi ed elaborati nel coordinamento nazionale ed in quelli regionali e territoriali, facendo però emergere il punto di vista delle donne.

Il tema della previdenza è stato in questi anni molto discusso dal coordinamento e dal gruppo di lavoro impegnato su di esso. Ma parlare di previdenza, elaborare proposte specifiche, non poteva prescindere dalla valutazione della condizione reale della maggior parte delle donne pensionate: una condizione di disagio e di povertà, che risente di situazioni di lavoro pregresso discontinuo e sottopagato che hanno determinato livelli pensionistici molto al di sotto di quelli degli uomini.

Questa elaborazione è stata preziosa nel corso degli anni, ed ha contribuito all’assunzione di posizioni dell’intero Spi Cgil per ostacolare tentativi di ulteriore manomissione dell’attuale sistema previdenziale. Come, per esempio, impedire la riduzione, se non la cancellazione, delle pensioni di reversibilità di cui beneficiano soprattutto le donne. E’ di pochi mesi fa il goffo tentativo del governo di trasformare le pensioni di reversibilità da previdenziali ad assistenziali, collegandole alla situazione di reddito delle pensionate vedove, che si sarebbero così viste saltare una fonte di reddito fondamentale.

Anche nella definizione dei contenuti raggiunti tra governo e sindacati in materia di previdenza, è stato importante l’apporto dell’elaborazione del coordinamento donne Spi, per acquisire l’estensione della quattordicesima mensilità e dell’allargamento della no tax area.

Ma in questi anni al centro dell’attenzione delle donne sono state le questioni legate alla salute, alla cura, alla prevenzione, declinate in un’ottica nuova che è quella della salute di genere. Dopo l’importante e fondamentale iniziativa del febbraio 2015, sono tante le attività riproposte a livello locale e tante le interlocuzioni avviate dai coordinamenti nei territori ad accendere i riflettori su un rivoluzionario modo di approcciare la sanità, basato sul principio elementare che la diversa fisiologia degli uomini e delle donne deve determinare anche una diversa modalità di cura.

Nelle tre giornate, dai tanti interventi delle delegate provenienti da tutti i territori si è avuta la rappresentazione plastica delle centinaia di iniziative, progetti, vertenze territoriali che le donne dello Spi hanno prodotto in questi anni con grande generosità ed efficacia. Il filo rosso che collega questo grande lavoro non può che essere e, in parte, già lo è, la pratica della contrattazione sociale e territoriale, nella quale le donne devono svolgere un ruolo da protagoniste.

Nella discussione non potevano non irrompere due temi legati alla drammatica cronaca dell’ultimo periodo. Il primo, vista anche la prossimità del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stato proprio il tema della violenza, per il quale le donne pensionate hanno ribadito la volontà di sostenere le attività delle associazioni che si occupano di questa terribile e, pare, incurabile piaga.

Il secondo, grazie anche agli interventi delle compagne provenienti da quei luoghi, è stato il tema del tremendo sisma che ha colpito l’Italia centrale, causando morti e distruzione, ma anche la devastazione della rete sociale che era la caratteristica di quell’ampio territorio, provocando smarrimento e destabilizzazione soprattutto nelle persone anziane.

Il neo-eletto coordinamento nazionale, con un voto all’unanimità, ha affidato il ruolo di responsabile nazionale alla compagna Lucia Rossi, della segreteria nazionale.

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