Dopo così tanti anni di blocco contrattuale, non credo che i lavoratori accetterebbero una proposta meramente “manutentiva”. Questo ci deve spingere ad elaborarne una innovativa.

Per questo, non condivido la proposta, proveniente da un’organizzazione sindacale autonoma, di aumentare l’orario di lavoro dei dipendenti pubblici: in questo momento, con le scarse risorse messe a disposizione dal governo e con il sostanziale blocco delle assunzioni, si tratterebbe solo di un modo per mantenere alta la produttività della pubblica amministrazione, dando in cambio pochi spiccioli, ovviando al blocco delle assunzioni. Mi auguro che su questo punto la Cgil sia coesa nel respingere la proposta e che si trovi un’unità di intenti in questa direzione anche con Cisl e Uil, rigettando una proposta simile, qualora arrivi in discussione al tavolo delle trattative.
Preliminare a tutta la discussione, dovrà essere il superamento e la riscrittura della Brunetta, i cui limiti si stanno evidenziando in questi anni al punto che spesso sono le stesse Amministrazioni a chiedere un confronto con le organizzazioni sindacali.

In quello stesso contesto, aumenterei molto il potere contrattuale della Rsu nei luoghi di lavoro. Mi ha fatto, perciò, piacere sapere che all’interno della bozza di piattaforma del comparto delle funzioni centrali, si preveda che quote significative delle risorse destinate al finanziamento della produttività collettiva vadano ai singoli territori e possano essere usate, a livello di sede, in contrattazione con le Rsu. Io credo e spero che tutto ciò si traduca in un reale e, direi, totale capovolgimento dell’esistente, costruendo una situazione in cui a livello nazionale si indicano solo delle linee guida in materia di produttività, delegando tutto il resto alla contrattazione decentrata.

Un ulteriore settore in cui le Rsu possono giocare un ruolo importante è quello della legalità negli appalti, usati quale mezzi generalizzati per veicolare la corruzione. E’ di questi giorni la notizia che l’Inps abbia pubblicato sull’home page del proprio sito internet una scheda dedicata all’aggiudicazione degli appalti nel settore informatico dal 2005 ad oggi, segno evidente che la trasparenza in questo settore è avvertita come un segnale importante da mettere in evidenza.

In tal caso, oltre ad usare gli strumenti legalmente previsti – come la “bussola della trasparenza” o la sezione “amministrazione trasparente”, che deve essere presente nel sito internet di ciascuna pubblica amministrazione e deve altresì contenere una serie di informazioni su incarichi, appalti e consulenze – si può pensare di introdurre momenti di confronto preventivo tra Rsu e parte datoriale, in cui quest’ultima indica la propria programmazione in tema di appalti, così che la Rsu possa anche esprimere le proprie valutazioni su diversi argomenti, quali la sicurezza dei lavoratori coinvolti, la tutela dei posti di lavoro, il rispetto di contratti e accordi collettivi ed anche sulla reale necessità di procedere ad un’esternalizzazione, indicando e proponendo strade alternative.

Nell’elaborazione delle piattaforme è importante che tutti i livelli della Cgil siano coinvolti in un processo che va “dall’alto verso il basso” e viceversa. Rispetto a questo, potrebbe essere utile l’idea di una rappresentanza delle Rsu, che non dovrebbe essere un soggetto istituzionale e formale – per evitare processi dannosi burocratici –, ma un gruppo composto da Rsu di diversi territori, rappresentativi di varie realtà (Nord, Centro, Sud, Aree metropolitane e cittadine di media grandezza), con cui raffrontarsi periodicamente, mediante videoconferenze, mailing-list, ma che sia anche lo strumento della condivisione di esperienze.

In questo momento, è necessario invertire la tendenza in atto, che scoraggia la partecipazione dei lavoratori e riduce gli spazi di dialogo e democrazia, coinvolgendo attivamente e concretamente i lavoratori e le lavoratrici, così che le loro istanze possano essere considerate e discusse, ferma restando la necessità di una sintesi finale.

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