Il 23 e 24 settembre si sono svolte a Venezia le “Giornate europee dei movimenti per la difesa dei territori, per la giustizia ambientale e la democrazia”. La prima giornata è stata dedicata interamente al confronto e alla discussione, con una nutrita partecipazione e presenza di numerose delegazioni di comitati/associazioni di tutta Europa, in lotta contro i cambiamenti climatici e il modello di sviluppo capitalista globale, in difesa dei territori. Tanti interventi, tante vicende di lotta e resistenza, tante voci ma una sola storia comune: quella di chi difende la democrazia dal capitale, l’ambiente dalla mercificazione.
La mobilitazione europea dei movimenti riprenderà a partire dalla prossima conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop23, che si terrà a Bonn dal 6 al 17 novembre. La presidenza però non andrà alla Germania, bensì alle isole Fiji che oggi sono più a rischio a causa dei cambiamenti climatici.

Interessanti gli interventi e le denunce anche di comitati del sud Italia che si battono contro le discariche nella loro terra, perchè di discariche si muore. Interi territori sono stati occupati e colonizzati dalle mafie dello smaltimento dei rifiuti tossici. Zone senza legge, dove malavita organizzata e politica corrotta hanno stretto un patto sulla pelle dei cittadini.

Così si è denunciato l’inquinamento da Pfas (sostanze perfluoro alchiliche) nel Veneto, che ha avvelenato le falde acquifere di un bacino di utenti di 800mila persone, senza nessun controllo da parte di chi doveva farlo. Il Pfas fa parte di quella classe di composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. L’utilizzo più noto è nel rivestimento antiaderente delle pentole da cucina e nella produzione di tessuti tecnici. Tra le patologie la cui causa potrebbe essere attribuita all’esposizione prolungata a queste sostanza, vi sono tumori ai reni e ai testicoli, ma anche malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza e colite ulcerosa.

Presente anche il Comitato “No deposito gpl a Chioggia”. L’impianto di gas propano liquido è costituito da tre grandi “bomboloni” di 60 metri per 15 adagiati al centro della città: il più grande d’Italia, tra i più grandi d’Europa, dal costo di 3 milioni di euro. Consta di 9mila metri cubi di puro gpl più 1.500 di idrocarburi misti, la cui potenza esplosiva, nel raggio minimo di cinque chilometri è stata calcolata in 54 chilotoni (per dire, la bomba di Hiroshima si fermava a 15).

Sono intervenuti anche gli attivisti del “Coordinamento veneto Pedemontana alternativa”, evidenziando i danni economici e ambientali prodotti della superstrada a pedaggio di 94 chilometri voluta fortemente dal governatore leghista del Veneto. Lunga la storia dell’unica superstrada in Italia che sarà a pagamento, e lungi dall’essere ad oggi completata (e chissà quando). L’opera doveva essere costruita inizialmente con il project financing, per poi essere addebitata ai veneti con addizionale Irpef, poi con i pedaggi. Fatto sta che ad oggi si registrano crolli nei cantieri, sequestri degli stessi, e persino un morto nell’aprile dell’anno scorso quando una scarica di massi di una galleria è piombata su un escavatorista, uccidendolo.

Nel pomeriggio di domenica 24 settembre c’è stata una grande mobilitazione sulla riva delle Zattere. Il maltempo e la pioggia non hanno impedito la presenza di centinaia di persone a terra, e decine di barche in canale, alla manifestazione indetta dal Comitato Nograndinavi, con l’adesione all’iniziativa di tante e tante associazioni ambientaliste. Presenti alla manifestazione, inoltre, numerose emittenti televisive straniere. Purtroppo, nonostante il decreto Clini-Passera del 2 marzo 2012 che vieta il transito nel bacino San Marco e nel canale della Giudecca a navi con stazza superiore a 40mila tonnellate, i mostri giganti continuano imperterriti ad entrare nella laguna di Venezia.

Sul punto il caos istituzionale è totale. In questi anni sono stati presentati più progetti, tutti bocciati dalla valutazione di impatto ambientale. Oggi il ministro dei trasporti, l’autorità portuale, il sindaco “fucsia” insistono nella presentazione di due progetti assurdi e devastanti, volti a mantenere le grandi navi da crociera dentro la laguna. I progetti prevedono uno scavo di oltre sei milioni di metri cubi di fanghi inquinati e inquinanti, e il rischio di incidenti chimici con il passaggio delle navi da crociera in zone (l’area industriale di Porto Marghera) sottoposte ai piani di protezione civile e alle direttive Seveso. Probabile che il caos istituzionale venga orchestrato ad arte, in modo che i giganti del mare possano transitare indisturbati in laguna.

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