Il trafiletto-velina, apparso su l’Espresso del 6 maggio aveva due obiettivi: mettere in difficoltà la nostra organizzazione, i suoi iscritti e i suoi militanti, attraverso la denigrazione personale del segretario generale e di alcuni suoi dirigenti, e svalorizzare la democrazia partecipata e plurale che è un valore fondante per la costruzione della linea politica e degli assetti dei gruppi dirigenti che usciranno dal congresso della Cgil.

L’attacco volgare del giornalista alla compagna Susanna Camusso trasuda maschilismo, revanchismo e una malcelata volontà di fermare un processo di cambiamento del sindacalismo italiano che ha prodotto l’elezione della prima donna nel ruolo di segretario generale, coronando così un processo, che prosegue, di ingresso di tante donne nei gruppi dirigenti.

E’ un pericoloso segnale del degrado e dei veleni che circolano, come avevamo denunciato all’interno del nostro contributo nazionale congressuale, paventando i rischi di uno scontro non sui contenuti ma di potere tra burocrazie.

Per quanto ci riguarda lo ribadiamo: noi stiamo con la Cgil. Con il nostro contributo di merito e di analisi, firmato da oltre 700 quadri Cgil, abbiamo voluto stare collettivamente dentro a un confronto che deve essere vero, senza schieramenti precostituiti e falsi unanimismi, senza rimozione delle differenze, alla ricerca di una sintesi unitaria avanzata. Ma se queste fossero le premesse, il timore di essere all’inizio di uno dei peggiori percorsi congressuali della Cgil sarebbe più che fondato.

Certa stampa usa attaccare la nostra organizzazione cercando di condizionare in chiave politica gli esiti congressuali, e giocare contro l’unica realtà sociale di massa che fonda le sue radici nella storia della sinistra; è scorretto ma purtroppo scontato. Sappiamo quanto fastidio abbia dato in questi anni l’autonomia dal quadro politico e dall’azione del governo, autonomia che ha caratterizzato le mobilitazioni e le proposte della Cgil.

Occorre scongiurare il pericolo di derive valoriali e culturali anche al nostro interno, riappropriandoci dello spirito di appartenenza alla nostra organizzazione, con senso di responsabilità verso le iscritte e gli iscritti, le delegate e i delegati. La Cgil, per storia e natura, ha al suo interno l’antidoto ai veleni, gli anticorpi etici e valoriali per imporre a tutti, stampa compresa, il rispetto della storia individuale e collettiva degli uomini e delle donne che in oltre cent’anni l’hanno fatta e la fanno ancora grande. Mai come oggi, in un contesto sociale e politico così difficile, c’è bisogno della Cgil e della sua unità.

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