La strategia della maggioranza di governo è chiara: colpire le donne, i migranti, i bambini, le bambine, le persone Lgbt+, umiliando le tante diversità che rendono grande questo paese.

Ogni giorno si aggiunge una tessera all’inquietante puzzle che integralisti cattolici e leghisti al governo stanno costruendo per soffocare un paese che, pur tra mille contraddizioni e difficoltà, rimane migliore e più aperto di quello che immaginano i politici al governo. La creazione di un ministero della Famiglia, rigorosamente al singolare, affidato a un ministro come Lorenzo Fontana, dichiaratamente omofobo, come primo obiettivo del suo mandato non ha avanzato proposte per migliorare la difficile situazione delle famiglie italiane, ma ha dichiarato guerra alle persone omosessuali.

In proposito dobbiamo registrare la messa in discussione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, attraverso mozioni comunali a Verona; una manifestazione a Milano, poi bloccata dalla questura, con ospiti d’onore Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, e il ministro Fontana; l’attivismo del senatore leghista Simone Pillon, organizzatore del Family Day vicino a Massimo Gandolfini, che punta all’abolizione del diritto di aborto, costringendo le donne a portare avanti una gravidanza indesiderata. Il tentativo, sempre di Simone Pillon attraverso il disegno di legge che porta il suo nome, di rendere difficili e costose le separazioni, soprattutto a danno dei soggetti più deboli come donne e bambini. Infine l’apartheid ai danni dei bambini di Lodi a cui, attraverso una farraginosa burocrazia che colpisce solo le famiglie straniere, è stato di fatto negato l’accesso a mense, scuolabus e nidi.

Adesso è arrivato l’attacco alle famiglie arcobaleno da parte di una associazione “pro-vita”, il cui portavoce è Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova, che con un manifesto lesivo della dignità dei bambini, delle persone omosessuali e delle famiglie omogenitoriali, sta infangando i muri di alcune città italiane per intimidire i sindaci e le sindache che hanno dato dignità alle famiglie con due mamme e due papà.

La strategia è chiara: colpire le donne, i migranti, i bambini, le bambine, le persone Lgbt+, e umiliare le tante diversità che rendono grande questo paese. Al posto del manganello si usano croci di feti e manifesti con bambini in lacrime, disegni di legge e regolamenti più adatti a una teocrazia o a un regime separatista che a una repubblica democratica. Quale sarà il prossimo passo, quale il prossimo bersaglio? Saremo obbligati al battesimo? La stella gialla per gli ebrei? La cacciata delle persone di etnia Rom? Il confino per gli omosessuali? La storia ci ha insegnato che l’unione tra l’estrema destra e l’integralismo religioso non produce mai nulla di positivo.

Non siamo impreparati: da anni le associazioni democratiche lavorano assieme per diffondere la cultura dei valori democratici, laici e antifascisti. Siamo tante minoranze che, tutte assieme, costruiscono la #Resistenza a un disegno oppressivo che non ha la forza di imporsi. Faremo mille collette per le mense dei bimbi figli di immigrati, mille manifestazioni per difendere le donne, continueremo a celebrare nei Comuni le unioni civili, a comprare nei negozi etnici (anche dopo le 21) e ad amare chi vogliamo.

Due uomini non fanno una madre, è vero. Fanno una famiglia, però. E due piccole associazioni di ricchi maschi bianchi eterosessuali spaventati dal mondo che cambia non fanno un regime. Ma fanno pena.

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