Pubblica amministrazione: dal rilevamento delle impronte digitali ai “tribunali speciali”.   

“Nihil sub sole novi”, nulla di nuovo sotto il sole. Dopo la proposta di introdurre il rilevamento dei dati biometrici finalizzato al contrasto dell’assenteismo, si susseguono, senza tregua, le proposte dal sapore persecutorio nei confronti dei dipendenti pubblici.

E’ di appena qualche giorno fa la notizia della proposta del ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Buongiorno, di introdurre, entro dicembre, con una maxi-legge delega, anche una sorta di “tribunale speciale” per i dipendenti pubblici. Un organo che dovrà valutare, giudicare e punire, senza indugio, “come i piccoli reati”, le inefficienze nella pubblica amministrazione.

Sarà, dichiara il ministro, “una commissione composta da tecnici di altro profilo ed esperti di diritto amministrativo, che avrà poteri di intervenire e irrogare sanzioni, ad esempio contro chi dilata a dismisura i tempi in cui deve dare un riscontro al cittadino, disapplica le leggi vigenti, inventa oneri amministrativi”. Come se la riforma Brunetta non consentisse già di poter punire, nell’arco di quarantotto ore, il dipendente pubblico che fosse riconosciuto responsabile di mancanze disciplinari.

La ricetta del centro destra per la pubblica amministrazione, da Brunetta a Buongiorno, non cambia: accanimento mediatico contro i dipendenti pubblici; tagli o disinvestimenti a personale e risorse; annullamento della contrattazione, e riforme con il nome del ministro di turno, sembrano essere i fondamentali per la gestione destrorsa dei servizi pubblici nel nostro paese.

Dopo l’accordo del 30 novembre per il rinnovo dei contratti pubblici, e dopo l’operazione di “de-Brunettizzazione” avviata con il recente rinnovo dei contratti nazionali di lavoro delle pubbliche amministrazioni, le proposte del ministro Buongiorno rischiano di segnare una brusca inversione di marcia rispetto alle riconquiste segnate con il governo di centro sinistra, e di compromettere e vanificare quel processo di vera riforma e valorizzazione dei settori pubblici che si sarebbe dovuto completare con il rinnovo del secondo contratto nazionale (2019-2021), con la riforma dell’ordinamento professionale, e con l’introduzione di un nuovo sistema di classificazione.

Quale è dunque l’idea di pubblica amministrazione che hanno questo governo e il ministro Buongiorno? Quella di una pubblica amministrazione nella quale l’efficienza è il risultato di un mix di interventi, fra i quali anche la valorizzazione professionale ed economica del personale dipendente, frutto di una efficace confronto e coinvolgimento delle parti per una buona organizzazione dei servizi, magari prevedendo anche una vera riforma della dirigenza capace di portare competenze e capacità gestionali? Oppure quella nella quale vige una gerarchia imperativa che giustificherebbe, nel caso, la nomina di ex militari ai massimi livelli di importanti settori pubblici, come avvenuto per l’Inl, e come starebbe per avvenire nelle Agenzie e alla Difesa?

A giudicare dal contenuto delle proposte avanzate, e dal fatto che le stesse siano state annunciate ai media anziché in sede di confronto con le parti sindacali, si potrebbe essere legittimati a temere che per i dipendenti pubblici non si tratti di un “Buongiorno”.

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