Acqua pubblica in Toscana: non se, ma come e quando - di Maurizio Brotini

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A quasi dieci anni dal referendum popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, in Toscana qualcosa di importante si muove. Al convegno recentemente organizzato dalla consigliera regionale Serena Spinelli della Sinistra sono risuonate parole importanti. Il tema era netto: “Acqua pubblica in Toscana, non se ma come e quando”.

La Regione per bocca del suo presidente Enrico Rossi ha ribadito la scelta di ripubblicizzare la gestione dell’intero ciclo idrico integrato, assumendo il perimetro regionale come livello ottimale di gestione. L’assemblea dell’Ait, l’Autorità idrica toscana che raccoglie tutti i Comuni, si è espressa per la gestione pubblica in house, mantenendo come dimensioni ottimali gli attuali bacini idrografici. Tutti i Comitati territoriali che insistono sui bacini idrografici attuali, tranne uno, si sono espressi anch’essi per la ripubblicizzazione.

Così abbiamo fatto anche noi, sia come Cgil Toscana che come Federconsumatori, ribadendo, oltre al vulnus democratico del mancato recepimento della volontà popolare espressa dal referendum, l’assurdità di un meccanismo che drena risorse dal sistema dirottandole sui Comuni per altri ambiti di intervento, che scarica sulle tariffe gli investimenti e che non permette una gestione industriale dell’acqua che sia rispettosa della sua natura di bene comune.

In Toscana il sistema dei servizi pubblici locali è attualmente strutturato come monoutility a maggioranza di capitale pubblico, anche se con sfrangiamenti nella gestione del gas che ha visto molti Comuni vendere le proprie quote al socio privato. Il ciclo dei rifiuti vede realtà diverse di gestione nei tre Ato che definiscono l’attuale perimetro di gestione ottimale, ma l’intero sistema è in profonda trasformazione dopo l’approvazione di una legge sull’economia circolare che mette al primo punto il recupero di materia e che ha già fatto stralciare dal Piano regionale dei rifiuti la costruzione di un nuovo termovalorizzatore nella Piana di Firenze, dove insiste lo stesso aeroporto di Peretola.

Tutti gli intervenuti al convegno hanno ribadito la fattibilità non solo politica, ma anche economica e gestionale della scelta. Ma c’è un però. Il rischio dei tempi troppo lunghi necessari perché l’intero sistema vada a regime (si parla di metà anni ‘30) e quali debbano e possano essere le modalità di reperimento delle risorse economiche per liquidare le partecipazioni dei soggetti privati.

Sarebbe per questo necessaria una legge nazionale di sostegno che, ribadendo la scelta politica della ripubblicizzazione, fosse flessibile rispetto alle diverse modalità di gestione del servizio idrico sul piano nazionale e permettesse, da subito, alle realtà dove il consenso è largo di procedere in tempi veloci e con risorse derivanti non solo dagli impegni dei Comuni. Un ruolo di Cassa depositi e prestiti quindi, oppure l’emissione di Green Bond. Insomma una modalità che non comporti lo strozzinaggio del sistema bancario, e che non esponga l’operazione alle difficoltà economico finanziarie dei Comuni.

Un percorso che valorizzi i lavoratori e le lavoratrici di tutte le realtà a vario titolo impegnate nel sistema, rimettendo a pulito la piccola galassia di partecipate presenti. Un percorso che superi le resistenze dei soggetti privati, che, pur soci di minoranza, hanno avuto un ruolo spropositato nella gestione. Un ritorno dunque al primato del pubblico e della politica, sperimentando forme avanzate di coinvolgimento dei movimenti ambientalisti e dei consumatori assieme, magari, all’istituzione di Consigli di indirizzo e vigilanza che vedano la partecipazione delle organizzazioni sindacali confederali. Forme avanzate di democrazia economica che si affianchino alla ribadita centralità delle Rsu sui temi squisitamente contrattuali.

Strumenti che valorizzino il ruolo dei delegati e delle delegate nei posti di lavoro, nerbo della proposta politica della Cgil per uno sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. Una alleanza di consumatori critici, attivisti ambientali, delegati e delegate per costruire, partendo anche dal piccolo della Toscana, un modello di sviluppo adeguato alla profondità dei cambiamenti ambientali e sociali che si prospettano davanti a noi.

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